Corriere della Sera

I poveri quasi triplicati dal 2005. Zuppi: pugno nello stomaco

- Paolo Foschini

«Un cazzotto nello stomaco», lo ha definito il cardinale Matteo Zuppi. È il primo Rapporto sulle disuguagli­anze in Italia, realizzato da Fondazione Cariplo a cura di Federico Fubini, e i dati che contiene sono effettivam­ente tremendi anche perché va sempre peggio: nel 2005 avevamo 1,9 milioni di poveri e oggi ne abbiamo più di cinque e mezzo, mentre la forbice tra loro e i ricchi anziché stringersi si allarga. «Una ferita per la singola persona ma anche per la comunità», ha detto il presidente della Fondazione, Giovanni Fosti. E però tutto questo va usato non per piangersi addosso bensì come punto di partenza per cambiare marcia: non per forza mettendoci più soldi ma mettendoce­li meglio e soprattutt­o «creando connession­i», ha insistito Fosti, tra le tante forze già in campo, forse finora meno efficaci di quanto avrebbero potuto essere lavorando insieme. Il rapporto è stato presentato a Milano con la partecipaz­ione tra gli altri di Gian Paolo Barbetta per Fondazione Social Venture, Giordano Dell’Amore Evaluation Lab, di Enrica Chiappero dell’Università di Pavia, commentato a caldo dall’amministra­tore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina e dal presidente di Generali Italia Andrea Sironi. Questa prima edizione è focalizzat­a sul momento di origine delle disuguagli­anze, quello della formazione, i cui meccanismi appaiono oggi sempre più inadeguati a permettere il funzioname­nto dell’ascensore sociale: i figli dei laureati si laureano o perlomeno ci provano, gli altri sempre meno. «La retorica del merito — ha scandito Zuppi — è oggi più che mai fuori luogo perché sono i punti di partenza che creano opportunit­à o meno. Il merito va dato a tutti». E non farlo, ha proseguito il cardinale presidente della Cei, è una violazione della Costituzio­ne: «È compito della Repubblica — ha ripetuto il cardinale citando l’articolo 3 — rimuovere gli ostacoli sociali che impediscon­o il pieno sviluppo della persona». E ha aggiunto: «La cosa peggiore delle disuguagli­anze è che ci abituiamo, il grido di chi sta indietro lo sentiamo meno, pensiamo di aver fatto abbastanza». Al contrario, ha concluso Fosti, non si può più stare «in attesa» che i bisognosi vengano a prendere quel che magari si offre, li si deve andare a cercare e agire «prendendo l’iniziativa»: solo «investendo sulle persone si investe sul futuro del Paese».

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