Corriere della Sera

L’amore di Wisława Szymborska: siamo diversi come gocce d’acqua

L’autrice polacca vincitrice del Premio Nobel conquistò il pubblico perché i suoi versi non vivono «contro» il mondo ma «con» il mondo

- Di Daniele Piccini

Un grande successo ha sempre una ragione. Quello di Wisława Szymborska (19232012), che in Italia è divenuta a un certo punto popolare come di rado lo sono gli autori di poesia, ha un motivo semplice, che potremmo spiegare così. La poesia di questa autrice polacca non si concepisce contro il mondo, ma con il mondo. Spesso la poesia moderna è stata antagonist­ica, dimentican­do o forse mettendo tra parentesi, quasi sospendend­o, la questione dell’essere delle cose, il loro irriducibi­le splendore di doni che non riusciamo a comprender­e. La poesia moderna è di frequente, come dice Montale, un «seguitare una muraglia/ che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia». O come nella Terra desolata di Thomas Stearns Eliot è un insieme di frammenti che puntellano rovine. È una forma di resistenza contro una realtà desolante, in cui semmai trapela, come in Eugenio Montale, l’ipotesi di una liberazion­e, di una fuga attraverso il «varco».

Trovo fraterna questa propension­e a esplorare e rendere abitabili i territori più inclementi, mi appartiene il senso di inquietudi­ne, la ricerca di ciò che non si trova, il sentire insomma la realtà come insufficie­nte (è l’esperienza de L’infinito leopardian­o). E tuttavia a volte alcuni poeti, provenendo magari da esperienze ardue, ci ricordano anche l’altra metà del dilemma: la natura sorprenden­te di ciò che esiste, di ciò che irradia e pulsa nonostante «il male di vivere». Ci rimettono sotto gli occhi l’essere come principio di stupore, il dettaglio e il particolar­e come motivi di sorpresa. Questi poeti ci ricordano, senza necessaria­mente obliare l’orrore della storia e le leggi impietose della natura, l’unicità e singolarit­à del nostro esserci: perché proprio qui e ora, perché proprio così e non in un’altra forma?

Eccoci, con ciò, già dentro la poesia matura di Szymborska: «Perché mai a tal punto singolare?/ Questa e non quella? E qui che ci sto a fare?/ Di martedì? In una casa e non nel nido?/ Pelle e non squame? Non foglia, ma viso?/ Perché di persona una volta soltanto?/ E sulla terra? Con una stella accanto?/ Dopo tante ere di non presenza?/ […]». È la poesia Stupore, che fa parte della raccolta Ogni caso, pubblicata nel ’72.

Non è questione di ideologia o magari di partito preso. Talvolta i poeti più aperti alla meraviglia del mondo sono quelli che si conquistan­o tale punto di vista, spesso superando steccati, muraglie, barriere ideologich­e. Per Szymborska, divenuta adulta nella Polonia del socialismo reale dopo essere stata minacciata dal nazismo, è stato così: non si tratta per lei di opporre una nuova ideologia positiva ad un’altra, di promulgare una specie di necessaria felicità da imporre agli altri (questo fanno i regimi totalitari, come l’autrice sapeva). No, si tratta di rimanere schiusi al segreto delle cose, al loro respiro. Si tratta di ridirsi, ed è stato questo il cuore del suo discorso in occasione della consegna del Premio Nobel a Stoccolma nel 1996, che noi non sappiamo. Cito qualche passo da quel discorso, intitolato Il poeta e il mondo: «L’ispirazion­e, qualunque cosa sia, nasce da un incessante “non so”». E ancora: «E ogni sapere da cui non scaturisco­no nuove domande, diventa in breve morto, perde la temperatur­a che favorisce la vita». E in chiusa: «Nel linguaggio della poesia, in cui ogni parola ha un peso, non c’è più nulla di ordinario e normale. Nessuna pietra, e nessuna nuvola su di essa. Nessun giorno, e nessuna notte che lo segua. E soprattutt­o nessuna esistenza di nessun essere in questo mondo». Ecco perché, secondo la poetessa polacca, «questo mondo è stupefacen­te».

Chi si meraviglia e incuriosis­ce di fronte agli esseri, ai giorni, alle cose, non solo cono, me le vorremmo, ma così come sono, nella loro imperfezio­ne, non può non mescolare un tocco di commedia alla tragedia, non può non aggiungere all’impasto della propria opera una dose di levità. Non per nulla Szymborska è stata una originalis­sima poetessa d’amore. La seconda uscita della collana La poesia è di tutti propone una specie di ininterrot­to discorso sull’amore della poetessa polacca: è una scelta delle sue poesie sul tema, curata dal suo compianto traduttore italiaPiet­ro Marchesani, che insieme formano quasi un involontar­io, piccolo trattato. Nessun tipo, nessuna forma di amore vi manca. Quello romantico e quello quotidiano. Quello felice e quello di chi pensa che gli amori felici non esistano. In attesa di Dino Campana, di Montale, Alda Merini, di tutti i grandi autori della collana, pensata per riscoprire la parola poetica come cosa che ci riguarda e interpella, Szymborska ci rivela l’amore in tutte le sue pieghe e i suoi volti. Perché gli amori sono tanti quanti sono gli esseri e i loro mondi interiori. Perché non finiremo mai di cercarci nell’altro, nell’altra: «Cercheremo un’armonia,/ sorridenti, fra le braccia,/ anche se siamo diversi/ come due gocce d’acqua».

Ispirazion­e

Quest’anno ricorre il centenario della nascita. Disse: la poesia viene dal «non so»

 ?? ?? Wisława Szymborska (Kórnik, Polonia, 2 luglio 1923 – Cracovia 1° febbraio 2012) a Stoccolma il 6 dicembre 1996 per la consegna del Nobel (foto di Dave Kendall/Afp)
Wisława Szymborska (Kórnik, Polonia, 2 luglio 1923 – Cracovia 1° febbraio 2012) a Stoccolma il 6 dicembre 1996 per la consegna del Nobel (foto di Dave Kendall/Afp)
 ?? ?? Uno scatto giovanile di Szymborska: come poetessa debuttò nel 1952
Uno scatto giovanile di Szymborska: come poetessa debuttò nel 1952

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy