Stellantis, profitti a 18,6 miliardi I sindacati: allarme per le fabbriche
Ai soci 8 miliardi. Tavares: la produzione? Servono incentivi. No a un altro costruttore
Stellantis ha chiuso il 2023 con 190 miliardi di ricavi, 18,6 di profitti e 6,6 miliardi di remunerazione per gli azionisti. La spinta arriva soprattutto dagli Stati Uniti, mentre in Europa, e in particolare in Italia, è aperta la questione di quali investimenti realizzare e in quanti stabilimenti. Il consiglio di amministrazione presieduto da John Elkann ha deciso di distribuire nel 2024 ai soci circa 8 miliardi, fra dividendi (+16%) e riacquisti azionari, e ai dipendenti quasi 1,9 miliardi, assegnando ai lavoratori italiani un premio medio di 2.122 euro (+10%). Senza contare i buyback, quindi, all’azionista Exor andrà una maxi-cedola di circa 700 milioni.
Il ceo Carlos Tavares è tornato sul duello di questi giorni con il governo, assumendo l’impegno di arrivare a produrre un milione di veicoli in Italia «entro il 2030». «Nel 2023 la nostra produzione di auto e furgoni nel Paese è salita del 9,6%, superando le 750 mila unità, due terzi delle quali destinate all’esportazione», ha ricordato. «Se riusciremo a mantenere questo ritmo, potremmo raggiungere il traguardo del milione anche prima e, per farlo, ci serviranno tutte le nostre fabbriche italiane». Una promessa a fronte della quale i sindacati, molto preoccupati per il futuro degli impianti, hanno però chiesto azioni concrete. La Fim Cisl ha domandato indicazioni precise sui nuovi modelli destinati ai vari stabilimenti, mentre la Fiom ha chiesto un incontro con Tavares e la premier Meloni per trovare un accordo a garanzia degli investimenti.
Nelle ultime settimane, del resto, Stellantis ha fatto ampio ricorso alla cassa integrazione nel polo di Mirafiori. Il manager portoghese — origine che ha tenuto a rimarcare per respingere le accuse di privilegiare la Francia nelle scelte industriali —insiste su un punto: per la produzione a pieno regime servono gli incentivi. «A Mirafiori lo stallo è dovuto al fatto che la 500 elettrica è vittima della mancanza di incentivi in Italia e in altri Paesi come la Germania», ha spiegato, stimando che dalla disponibilità o meno dei sussidi dipende la produzione di 20 mila veicoli in Italia.
Di conseguenza, Tavares ha lodato il piano di incentivi da un miliardo che, a partire da metà marzo, sosterrà gli acquisti di vetture elettriche, assestando invece una stoccata al progetto del governo di portare un secondo produttore di auto in Italia, probabilmente dalla Cina. «Sarebbe davvero strano che uno Stato europeo volesse favorire l’ingresso in Ue di case cinesi, pronte a competere con le case locali sui costi e sulle performance», ha detto. Piuttosto, alle giuste condizioni, Stellantis stessa potrebbe portare in Italia le piattaforme di Leapmotor, la startup automobilistica cinese di cui è diventata azionista, con l’esclusiva per la produzione al di fuori del Paese asiatico. Nella concorrenza cinese, infatti, Tavares vede una minaccia esistenziale per l’auto europea, da affrontare anche attraverso aggregazioni. L’ipotesi Renault? «Non abbiamo alcuna trattativa in corso per grandi operazioni straordinarie», ha concluso Tavares, «e, di certo, non con Renault».