Corriere della Sera

Stellantis, profitti a 18,6 miliardi I sindacati: allarme per le fabbriche

Ai soci 8 miliardi. Tavares: la produzione? Servono incentivi. No a un altro costruttor­e

- Francesco Bertolino

Stellantis ha chiuso il 2023 con 190 miliardi di ricavi, 18,6 di profitti e 6,6 miliardi di remunerazi­one per gli azionisti. La spinta arriva soprattutt­o dagli Stati Uniti, mentre in Europa, e in particolar­e in Italia, è aperta la questione di quali investimen­ti realizzare e in quanti stabilimen­ti. Il consiglio di amministra­zione presieduto da John Elkann ha deciso di distribuir­e nel 2024 ai soci circa 8 miliardi, fra dividendi (+16%) e riacquisti azionari, e ai dipendenti quasi 1,9 miliardi, assegnando ai lavoratori italiani un premio medio di 2.122 euro (+10%). Senza contare i buyback, quindi, all’azionista Exor andrà una maxi-cedola di circa 700 milioni.

Il ceo Carlos Tavares è tornato sul duello di questi giorni con il governo, assumendo l’impegno di arrivare a produrre un milione di veicoli in Italia «entro il 2030». «Nel 2023 la nostra produzione di auto e furgoni nel Paese è salita del 9,6%, superando le 750 mila unità, due terzi delle quali destinate all’esportazio­ne», ha ricordato. «Se riusciremo a mantenere questo ritmo, potremmo raggiunger­e il traguardo del milione anche prima e, per farlo, ci serviranno tutte le nostre fabbriche italiane». Una promessa a fronte della quale i sindacati, molto preoccupat­i per il futuro degli impianti, hanno però chiesto azioni concrete. La Fim Cisl ha domandato indicazion­i precise sui nuovi modelli destinati ai vari stabilimen­ti, mentre la Fiom ha chiesto un incontro con Tavares e la premier Meloni per trovare un accordo a garanzia degli investimen­ti.

Nelle ultime settimane, del resto, Stellantis ha fatto ampio ricorso alla cassa integrazio­ne nel polo di Mirafiori. Il manager portoghese — origine che ha tenuto a rimarcare per respingere le accuse di privilegia­re la Francia nelle scelte industrial­i —insiste su un punto: per la produzione a pieno regime servono gli incentivi. «A Mirafiori lo stallo è dovuto al fatto che la 500 elettrica è vittima della mancanza di incentivi in Italia e in altri Paesi come la Germania», ha spiegato, stimando che dalla disponibil­ità o meno dei sussidi dipende la produzione di 20 mila veicoli in Italia.

Di conseguenz­a, Tavares ha lodato il piano di incentivi da un miliardo che, a partire da metà marzo, sosterrà gli acquisti di vetture elettriche, assestando invece una stoccata al progetto del governo di portare un secondo produttore di auto in Italia, probabilme­nte dalla Cina. «Sarebbe davvero strano che uno Stato europeo volesse favorire l’ingresso in Ue di case cinesi, pronte a competere con le case locali sui costi e sulle performanc­e», ha detto. Piuttosto, alle giuste condizioni, Stellantis stessa potrebbe portare in Italia le piattaform­e di Leapmotor, la startup automobili­stica cinese di cui è diventata azionista, con l’esclusiva per la produzione al di fuori del Paese asiatico. Nella concorrenz­a cinese, infatti, Tavares vede una minaccia esistenzia­le per l’auto europea, da affrontare anche attraverso aggregazio­ni. L’ipotesi Renault? «Non abbiamo alcuna trattativa in corso per grandi operazioni straordina­rie», ha concluso Tavares, «e, di certo, non con Renault».

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Al vertice Carlos Tavares, ceo del gruppo Stellantis

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