Platone sfida l’Intelligenza artificiale
Gli esercizi di resistenza spirituale di Mauro Crippa e Giuseppe Girgenti
«Viaggiamo spediti verso il punto oltre il quale non saremo in grado di riconoscere né l’umano né l’inumano». Forse ci siamo già, a quel punto: lo sperimentiamo ogni giorno semplicemente tenendo in mano lo smartphone e navigando tra foto che sembrano verissime (ma a guardare bene, è davvero così?) e video in cui personaggi pubblici parlano con la loro voce pronunciando frasi che non hanno mai davvero detto. L’Intelligenza artificiale è già qui, realissima. E il rischio anche. Attenzione, non quello che la macchina prenda il sopravvento su di noi diventando più intelligente, più persuasiva, più potente, più tutto. Piuttosto quello che noi, disorientati da un presente ancora fluido e poco controllabile, abdichiamo alla nostra, di intelligenza. E alla nostra umanità: «Non saranno le macchine a diventare superuomini, ma sarà l’uomo che si avvia verso un postumano digitalmente modificato».
Che fare? Intanto, riflettere. Cercando lì dove il pensiero umano ha toccato alcune delle sue vette massime, tra i grandi maestri che hanno gettato le basi della filosofia occidentale. Lo fanno in un libro — Umano, poco umano, in uscita domani per Piemme — Mauro Crippa e Giuseppe Girgenti. «Due persone che provengono da storie diverse, con competenze e mestieri diversi»: Crippa è un dirigente d’azienda che da sempre si occupa di informazione (lavora a Mediaset, dove dirige i programmi di informazione e la comunicazione), Girgenti un professore universitario, uno storico della filosofia antica (insegna all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano). Punti di vista e formazione diversi che trovano una sintesi comune nella convinzione che, nel presente che viviamo, sia necessario non perdersi. Esercizi spirituali contro l’Intelligenza artificiale, questo il sottotitolo del libro. Eppure non è su quel «contro» che si concentra l’attenzione, e l’azione, di Crippa e Girgenti: qui non è tanto la pars destruens a contare, quanto quella construens.
Il libro — un «manuale di resistenza spirituale» — si presenta articolato in dieci densi capitoli, dieci «esercizi spirituali» attraverso cui rintracciare nel pensiero dei classici le coordinate per affrontare un presente che rischia di travolgerci: «La minaccia è reale. La mutazione è in atto, i tempi di attenzione sono diminuiti. Qualsiasi approfondimento è bandito. Le chat hanno già sacrificato le vocali. Le immagini prevalgono sempre sul testo. La verità non è un requisito, e tanto meno la realtà. Non è ancora chiaro che cosa tutto questo produca nella psicologia profonda degli individui, ma qualcosa sta succedendo dentro di noi».
Il tema è carico di implicazioni, ma quello di Crippa e Girgenti è un manuale, non un trattato, e come tale non ha paura di usare un linguaggio puntuale ma accessibile. E allora capita che, per parlare di Socrate, si cominci da Giuni Russo o che, partendo da Ignazio di Loyola, si approdi ai Beatles. Questo perché la saggezza antica — del mondo classico e pagano, poi di quello cristiano — qui è una miniera viva a cui attingere e non un totem da contemplare a distanza.
Nella pratica, alla base di tutte le dieci lezioni — da Platone a Epicuro, da Aristotele a Sant’Agostino — ci sono due imperativi: conosci te stesso e metti il tuo Io in relazione con l’Altro. Centrarsi, dunque, e ritrovare le connessioni umane a discapito di quelle digitali. Pervasiva e veloce, l’Intelligenza artificiale — e in generale la tecnologia — si fa strada in quasi ogni campo della vita, sostituendosi in molte delle funzioni quotidiane: «resistere», per i due autori, è anche scrivere a mano, leggere, tradurre, creare (l’«esercizio» dedicato a Omero), insegnare/educare (Aristotele), anche giocare (Eraclito).
In conclusione, non resta la sensazione di una lettura «contro» l’IA ma che, esplorandone pregi e difetti, voglia darci gli strumenti per non farci sopraffare, affidandoci senza criterio al digitale senza i necessari correttivi dell’umano.
Il rischio è finire come l’avvocato — è successo davvero, a New York, Corte federale distrettuale — che, senza verificare le fonti, ha basato la sua arringa su sentenze mai esistite: gliele aveva suggerite ChatGPT. L’episodio è riportato da Crippa e Girgenti nel capitolo che chiude il libro. Per ricostruirlo, i due autori si sono affidati anche loro allo stesso programma di IA. E l’hanno dovuto riscrivere.
"Traiettorie
Non saranno le macchine a diventare superuomini, ma sarà l’uomo che si avvia verso un futuro postumano