Corriere della Sera

Zuppi: scegliere tra parrocchia e politica? È giusto, noi fuori dalle contese elettorali

La difesa dopo la lettera del vescovo che dà l’aut aut (anche) ai catechisti

- Di Gian Guido Vecchi

CITTÀ DEL VATICANO «Cosa vuole che dica, non si fanno riunioni di partito in parrocchia, mi sembra una questione di buon senso…». Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescov­o di Bologna e presidente della Cei, parla al Corriere e si mostra stupito dalla pletora di letture e interpreta­zioni seguite alla lettera dell’arcivescov­o di Reggio Emilia in vista delle elezioni amministra­tive ed europee.

Monsignor Giacomo Morandi ha disposto che coloro che svolgono ministeri o hanno ruoli di responsabi­lità in parrocchia o nella diocesi — catechisti, lettori, accoliti e ministri straordina­ri dell’eucarestia — debbano «sospendere il proprio servizio» se intendono candidarsi, e che non sia possibile ospitare incontri elettorali nelle strutture ecclesiali. Ci sono vescovi che magari lo mettono per iscritto e altri che si limitano a raccomanda­rlo ma, insomma «a mio parere è quasi un atto dovuto, per non coinvolger­e la comunità nelle contrappos­izioni elettorali», considera il cardinale Zuppi: «La Chiesa in quanto tale non fa direttamen­te politica, non c’è né deve esserci nessun tipo di collateral­ismo, ma questo non contraddic­e in alcun modo il fatto che chieda a tutti di occuparsi degli altri, di impegnarsi in politica e di farla bene secondo i principi del magistero, e cioè pensando solo al bene comune».

C’è chi ha tirato in ballo perfino Pio IX e il «non expedit», come ha raccontato lo stesso arcivescov­o Morandi. Nulla di più lontano dalla realtà: «Papa Francesco per primo ci ha indicato la necessità di una politica alta, è arrivato a parlare di amore politico», sorride il presidente della Cei. Qui, piuttosto, si tratta della campagna elettorale: «È chiaro che non si sostituisc­e il vecchio collateral­ismo con un altro collateral­ismo e le parrocchie debbano rimanere fuori dalla contesa delle elezioni ed essere prudenti, in questo, proprio perché non ci sia nessun sospetto di qualche appartenen­za». Questo è il punto: «Se intervenia­mo su una questione non lo facciamo perché siamo a favore o contro questo o quel governo. La grande libertà della Chiesa è proprio questa e la difendiamo».

Monsignor Morandi, per parte sua, si è detto dispiaciut­o che «una lettera riservata ai parroci sia stata strumental­izzata a fini impropri e polemici».

Altro che non expedit: «Il provvedime­nto esprime esattament­e l’intenzione opposta, cioè che i cristiani che sentono la vocazione al servizio politico possano seguirla con pieno diritto, liberament­e e responsabi­lmente, nella consapevol­ezza che sia il ministero ecclesiale sia l’impegno politico chiedono un coinvolgim­ento totalizzan­te di tempo e risorse, dunque è bene siano nettamente distinti».

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 ?? ?? Arcivescov­i Da sinistra, Matteo Zuppi, 68 anni, presidente della Cei, e Giacomo Morandi, 58, segretario per la Congregazi­one della fede
Arcivescov­i Da sinistra, Matteo Zuppi, 68 anni, presidente della Cei, e Giacomo Morandi, 58, segretario per la Congregazi­one della fede

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