Kioene, così il «burger» diventa vegetale e fa volare il fatturato
Negli anni ‘80 non si aveva ancora idea del potenziale che potessero avere le proteine vegetali. Per questo affascina la storia della società di prodotti alimentari vegetali Kioene,nata nel 1988 a Villanova, nel Padovano, dall’intuizione di Albino Tonazzo, amministratore unico della società, supportato dal fratello Stefano, amministratore unico del gruppo Tonazzo che la detiene al 100%. E affascina ancora di più se si pensa che a portarla alla luce è la quarta generazione di macellai del gruppo. Proteine vegetali e animali che anziché essere antagoniste si completano per avere un impatto sull’ambiente più sostenibile.
«Abbiamo sempre lavorato nell’ambito della carne, poi durante un viaggio in Brasile per lavoro, ho realizzato che servivano 12 proteine vegetali per ottenere una sola proteina animale — racconta Albino —. Non è possibile che nessuno si accorga di questa grande incongruenza. Da qui parte il nostro progetto».
Per i primi 20 anni tutto il progetto che Albino ha condiviso sempre con suo fratello, si è sostenuto con i profitti del mercato delle proteine animali. «Le prime vendite sono state fatte nel 1995. Nel ‘98 siamo entrati nei supermercati Esselunga. Senza il business delle carni non sarei stato in grado di far nascere Kioene. Dal ‘98 fino al 2012 il mercato era una piccola nicchia. Solo nel 2012 abbiamo iniziato a vedere una crescita a doppia cifra» aggiunge Albino. Il gruppo non ha però abbandonato il business delle carni per le quali «è cambiato il consumo» sottolinea Stefano «con prezzi più alti ma tagli più pregiati». Kioene, che conta ora quasi 200 dipendenti (dei 270 di gruppo) ha chiuso lo scorso anno con 52 milioni di fatturato e continua a crescere del 15% all’anno. È infatti, in Italia, leader nel settore, con una quota attorno al 42% (con marchio proprio e dei distributori).
Le nuove sfide? «Portare il nostro marchio nei mercati internazionali — dicono i fratelli —, come Germania, Gran Bretagna, Francia e rafforzarci maggiormente in Spagna e Portogallo».