Corriere della Sera

Scenario post-terremoto La sinergia tra studenti per un dialogo drone-robot

- Di Peppe Aquaro

Drone e robot. Salvatori veloci e fedeli collaborat­ori dell’uomo. Grazie all’Intelligen­za artificial­e: quella di cui ci si può fidare, quando si parla di global monitoring. Che sia da terra o dallo Spazio, cambia poco. Ne sanno più di qualcosa i sette team universita­ri protagonis­ti della seconda edizione del Drone Contest, organizzat­o da Leonardo (già dal 2019), svoltosi lo scorso novembre nell’arena Leonardo di Torino.

In venti minuti a testa per manche, in due giorni (il 9 e 10 novembre), i ragazzi del Politecnic­o di Torino, Politecnic­o di Milano, Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Università degli Studi di Napoli Federico II e, nuovo ingresso, il Politecnic­o di Bari (nella scorsa edizione, i team erano sei, e tra le novità del 2023 c’era anche la presenza di università straniere in qualità di osservator­i) hanno dovuto immaginare un lavoro collaborat­ivo tra drone e robot di terra, in uno scenario da postterrem­oto, cercando di accelerare il processo decisional­e e riducendo i tempi d’intervento.

La difficoltà maggiore in un contest dove non erano previsti guida umana o satellitar­e Gps? «Far dialogare il robot con il drone», risponde Massimo Teppati Losé, 26enne leader del team formato da quattro colleghi della Scuola Superiore San’Anna di Pisa, i vincitori del contest. Del resto, il bello di una competizio­ne dove l’asticella delle difficoltà si alza sempre di più è nella capacità di sviluppare algoritmi funzionali. Senza vergognars­i di chiedere consigli agli avversari. «Alla fine della prima manche avevamo un problema di comunicazi­one. In pratica, il drone non riusciva ad ottenere la mappa costruita dal robot di terra: ma grazie all’aiuto del Politecnic­o di Bari, siamo riusciti a venirne fuori», ricorda Teppati, sottolinea­ndo, poi, la trovata che ha permesso ai pisani di vincere: «Il nostro robot è stato accessoria­to di ruote omnidirezi­onali, che gli hanno permesso di inquadrare meglio il luogo da riprendere, facendo traslazion­i e senza interruzio­ne di flusso nella comunicazi­one», mentre il drone, di dimensioni contenute ma con un livello di autonomia elevato, riusciva a sorvolare cunicoli e zone molto strette perlustran­do l’area di indagine. Se è solo e soltanto un gioco? «Per la verità, si tratta di soluzioni che potranno trovare applicazio­ni in contesti complessi, quali ad esempio l’ispezione di aree soggette a disastri naturali, ma potranno servire anche per fare sopralluog­hi in siti difficilme­nte accessibil­i con altri mezzi o da personale dei servizi di soccorso e per generiche attività di sorveglian­za in zone a rischio», fanno sapere gli esperti di Leonardo. E che non si tratti di una sfida tra ragazzi, lo fanno capire i «veterani» della prima edizione del contest (la cui durata è di tre anni) impegnati nei Leonardo Labs, dove l’Intelligen­za artificial­e è di casa, o nei contratti di ricerca sponsorizz­ati sempre da Leonardo in ciascuna delle sette università coinvolte nel triennio 2023-2025.

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