Kayode e i suoi fratelli La generazione futuro per Spalletti e la Nazionale
Il viola guida i talenti nati dopo il 2000, sui quali punterà il c.t.
Kayode e i suoi fratelli, una generazione per il futuro e per la Nazionale. Luciano Spalletti prende appunti perché a giugno c’è l’Europeo in Germania e tra due anni e mezzo il Mondiale nord americano a cui non possiamo mancare. Il terzino della Fiorentina, italiano di Borgomanero, scartato dalla Juve, è diventato un simbolo della nuova Italia: è stato lui a segnare il gol decisivo nella finale contro il Portogallo che ha permesso alla Under 19 di Alberto Bollini di salire sul tetto d’Europa. Da quel momento non si è fermato più: fa l’esordio in serie A, diventa titolare nella squadra di Italiano per il grave infortunio di Dodò e adesso, dopo un periodo di appannamento, è arrivato il primo gol festeggiato dalla Lega con una gaffe: «Complimenti al campione africano», il post subito rimosso. Conta di più che al Franchi lunedì sera ci fosse Domenichini, il vice di Spalletti. La Nazionale ha bisogno di gente così esuberante e entusiasta, che non ha paura di gettarsi nella mischia.
Nel campionato dominato dalla legione straniera, i giovani italiani sono una ventata d’aria fresca e una porta aperta sul domani. Il simbolo della generazione Z nel pallone è la faccia pulita di Giorgio Scalvini, classe 2003, già 73 partite in serie A con l’Atalanta, un giovane vecchio. Il taccuino di Spalletti è pieno di nomi rampanti, alcuni sono quasi certezze e entreranno presto nel giro, altri sono speranze, pianticelle, come le chiama lo scopritore di talenti Pantaleo Corvino, che devono ancora dare i frutti. Insieme a Kayode, classe 2004, spinge un gruppo di 2003, poco più che vent’anni, di belle speranze: dagli «stranieri» Casadei e Gnonto, che giocano in Inghilterra, al neo romanista Baldanzi e allo juventino Miretti e poi Prati, Fazzini, Volpato, Coppola, soprattutto Giovanni Fabbian, già 4 gol al Bologna, valorizzato dal visionario Thiago Motta ma nell’orbita di Marotta e Ausilio, che tra un anno e mezzo lo riporteranno a Milano per 12 milioni.
L’Inter non ha soldi, ma lavora in profondità. La prossima estate dal Monza tornerà alla base Valentin Carboni, classe 2005, doppio passaporto, argentino e italiano, che per nostra sfortuna ha scelto la Nazionale di Scaloni, un potenziale campione per il quale lo scorso gennaio la Fiorentina avrebbe investito 20 milioni ma che a luglio sarà consegnato a Inzaghi, magari insieme al talentino di Gaetano Oristanio, adesso al Cagliari. Anche il Milan ha giovani di talento, che per adesso animano la Nazionale Under 21 di Nunziata: il tuttofare Filippo Terracciano, acquistato a gennaio dal Verona e il centravanti Lorenzo Colombo, in prestito al Monza, il primo 2003 e il secondo 2002.
Spalletti, per il presente, tiene in altissima considerazione Riccardo Calafiori, più un regista difensivo che un semplice difensore centrale. Lui si, più di Kayode, può puntare subito all’azzurro. Ma c’è un rinnovato coraggio degli allenatori, che ci fa ben sperare. Roberto Mancini in Nazionale si era fissato sul sedicenne Pafundi. «Chiamo prima lui e poi tutti gli altri», ringhiò quando gli fecero notare che il ragazzino, centrocampista offensivo, non giocava mai nell’Udinese. Adesso è finito al Losanna, ma nessuno lo ha perso di vista. Mourinho ha lanciato Bove, classe 2002 e non ha esitato a mandare in pista quelli che Josè chiamava i bambini: Mannini, Pagano e Pisilli, che ha esordito segnando in Europa League. Pioli ha gettato nella mischia il talento esplosivo di Camarda, centravanti classe 2008, diventato il più giovane esordiente della serie A. Ci siamo lasciati sfuggire il bresciano Cher Ndour, classe 2004, cresciuto nell’Atalanta, passato al Benfica e poi al Psg, in estate diventato campione d’Europa Under 19 con Kayode. Dicono che diventerà un campione: Spalletti se lo augura con tutto il cuore.
Spazio
Nella serie A dominata dagli stranieri cominciano a trovare spazio i ragazzi italiani