Terzo mandato (anzi quarto) O un altro Zaia o cambia tutto
Dopo Luca Zaia, solo Luca Zaia. Così dicono i leghisti, che non intendono rinunciare al loro presidente, il più votato della storia del Veneto. Alle elezioni del 2020 prese il 77% dei voti ed era già alla terza candidatura, dopo quella del 2010 (quando la Lega riuscì a strappare la Regione a Forza Italia) e quella del 2015. Ecco perché per lui è improprio parlare di «terzo mandato», sebbene sulla sua figura sia ritagliata la norma che la Lega sta facendo di tutto per approvare in Parlamento, pronta a tornare alla carica in Aula dopo la bocciatura in commissione dell’emendamento al decreto Election day da parte degli alleati, oltreché delle opposizioni: «Per me Zaia può governare per 200 anni ma va fatta una riflessione sugli assetti istituzionali al di là dei partiti e dei singoli» ha ribadito ieri Giovanni Donzelli di FdI. Dall’esito di questo braccio di ferro dipende lo scenario del voto veneto tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026. Se Zaia potrà ripresentarsi per la quarta volta, grazie al tecnicismo per cui dal conteggio dei mandati è escluso il primo, sarà difficile per i partiti perfino trovare qualcuno da opporgli. I sondaggi dicono che il suo apprezzamento nell’elettorato resta altissimo e nessuno intende proseguire la china presa dai suoi sfidanti: (29% Giuseppe Bortolussi nel 2010; 22% Alessandra Moretti nel 2015; 15% Arturo Lorenzoni nel 2020). Se invece il ritocco ai mandati non passerà, si assisterà al cambio di un’era. FdI, che oggi non governa alcuna Regione al Nord, rivendicherà la presidenza, facendo leva sul ribaltamento di forze già visto alla Politiche. I nomi in pole sono quelli del ministro delle Imprese Adolfo Urso (come Zaia planerebbe a Venezia direttamente dal governo), del coordinatore regionale del partito e senatore Luca De Carlo e dell’imprenditore Matteo Zoppas, ora presidente dell’Ice. Nel centrosinistra, che ha ripreso entusiasmo dopo la vittoria in Sardegna, i più accreditati sono il segretario regionale del Pd e senatore Andrea Martella e il sindaco di Vicenza Giacomo Possamai. Difficile che il M5S possa ambire a ruoli da protagonista, visti i risultati in Veneto, mentre è una variabile Carlo Calenda, che a Nordest godette di vasti consensi come ministro dello Sviluppo economico, poi capitalizzati con 280 mila preferenze alle Europee del 2019.