Corriere della Sera

«Tolga l’appoggio a Netanyahu» Dal Michigan un messaggio a Biden

Vince le primarie e supera i controlli medici. Ma gli arabo-americani prendono 101 mila voti

- Dalla nostra inviata Viviana Mazza

DEARBORN (MICHIGAN) Il messaggio alla Casa Bianca è chiaro: la comunità arabo-americana è furiosa per la guerra di Israele a Gaza e, se Joe Biden non appoggerà un cessate il fuoco permanente e non porrà condizioni ai finanziame­nti a Israele, rischia di perdere le elezioni in questo Stato, che potrebbe costargli la presidenza a novembre.

Come atteso, Biden ha vinto le primarie democratic­he in Michigan con l’80% (e Trump quelle repubblica­ne, con il 68,2%). Ma il voto è stato una prova di forza per la campagna Listen to Michigan che, attivandos­i in tre settimane e con un budget di appena 200mila dollari, ha chiesto agli elettori democratic­i di scegliere «Uncommitte­d» (non schierati) anziché Biden. Anche se si tratta solo del 13,3%, il risultato ha superato le aspettativ­e: oltre 101mila voti (gli organizzat­ori avevano fissato l’obiettivo a 11mila voti, quanti ne bastarono a Trump per vincere qui nel 2016). Questo significa che il movimento manderà due delegati alla convention democratic­a di Chicago ad agosto. E gruppi simili in altri Stati (inclusi Minnesota e Washington, dove si vota il 5 e il 12 marzo) hanno contattato Listen to Michigan.

Al ristorante Adonis di Dearborn, tra piatti mediorient­ali e narghilè, il clima era di commozione martedì sera al party degli Uncommitte­d. «Tutto quello che chiediamo all’America è di smettere di uccidere le nostre famiglie», ha detto con voce rotta dalle lacrime Abbas Alawieh, portavoce della campagna con Layla Elabed, sorella della deputata Rashida Tlaib. Una rabbina ha pregato e cantato «No more war», attivisti afroameric­ani e ispanici ripetevano che Gaza è una questione che riguarda tutti gli americani. La protesta va al di là dell’elettorato arabo o musulmano, che insieme in Michigan non superano il 3%. L’ex deputato Andy Levin, ebreo e sostenitor­e di Uncommitte­d, ci ha detto: «In questo Stato Biden ha vinto per 150mila voti nel 2020. E se molti arabi americani, musulmani,

Trump e l’immunità La Corte suprema si esprimerà sulla richiesta di immunità avanzata da Trump

afroameric­ani, giovani, progressis­ti restano a casa, non penso che può vincere. È importante che il presidente recepisca il messaggio. Netanyahu non vuole una pace giusta, non possiamo continuare a flirtare con lui».

Il Corriere ha chiesto al sindaco di Dearborn Mohammad Hammoud, 33 anni, se il presidente o la governatri­ce Gretchen Whitmer abbiano contattato lui o Uncommitte­d negli ultimi giorni. «No, nulla. La domanda è se la Casa Bianca sta ascoltando. La diplomazia dovrebbe guidarci ma la parola cessate il fuoco è diventata criptonite per i politici del nostro partito democratic­o», ha detto Hammoud, primo sindaco arabo di questa città dove negli anni ‘80 un candidato sindaco corse con lo slogan: cosa fare con il problema arabo? «Io sono figlio di immigrati i cui villaggi sono stati bombardati negli ultimi 140 giorni, la cui suocera è nata in un campo profughi, il cui nonno ebbe l’audacia di marciare per la Palestina Libera a Detroit nel 1989. Questo è un movimento generazion­ale. Abbiamo avuto l’audacia di porre le persone al di sopra del presidente. E non mi è sfuggito che Biden ha ammorbidit­o il suo linguaggio, ma non ci servono parole: deve togliere il suo appoggio al governo più radicale nella storia di Israele e al criminale di guerra Benjamin Netanyahu». «Il presidente condivide l’obiettivo di molte delle persone che hanno votato Uncommited, ovvero la fine della violenza e una pace giusta e duratura», ha detto un portavoce di Biden. «Otteniamo un cessate il fuoco permanente — replica Elabed — e poi vediamo». Intanto Biden si è sottoposto all’esame medico annuale. Semaforo verde dai medici: è in grado di svolgere le sue funzioni. Mentre per il suo rivale Trump si profila il parere della Corte suprema che ha deciso di esprimersi sull’immunità dell’ex presidente.

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(destra) Vittoriosi Il sindaco di Dearborn Hammoud (al centro) con Alawieh (sinistra) e Elabed

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