La tiranna Kate Winslet
In arrivo su Sky la serie satirica «The Regime» «Interpreto una dittatrice ridicola nel cuore dell’Europa Sul set mi sono ispirata alle autocelebrazioni di Putin»
«Il nostro non è un documentario, non spiega l’attualità e nemmeno la storia. È solo il racconto di fantasia di una tiranna paranoica, ipocondriaca, egocentrica, che cerca rassicurazioni dialogando con il corpo imbalsamato del padre».
Kate Winslet lo sa, però, che Will Tracy, il creatore di Succession ed ora della miniserie in dieci puntate The Regime (dal 4 marzo su Sky e in streaming su Now) pur non avendo nessun governo autoritario in mente, allo stesso tempo ce li aveva tutti: «Ho studiato il potere in Paesi come la Siria, la Russia e la Romania di una volta e ho trovato che tutti hanno in comune il distacco dalla realtà e un disperato bisogno di sopravvivenza». La despota protagonista di The Regime si chiama Elena, come la moglie del dittatore romeno Nicolae Ceau escu, deposto ed ucciso nel 1989 con il crollo del regime sovietico. Il comportamento autocelebrativo di Elena è quello di tante figure autoritarie del passato e del presente.
Nella prima puntata, diretta da Stephen Frears, si raccontano i festeggiamenti per l’anniversario della conquista del potere. Elena decide il menù («Il salmone no, è troppo mite»), poi prende il microfono e canta di fronte a cortigiani entusiasti e ad una accomodante delegazione americana ansiosa di fare affari.
«Lo abbiamo visto tutti il filmato di Putin che intona Blueberry Hill davanti ad un parterre di stelle di Hollywood divertite e plaudenti», dice Kate Winslet. Una non troppo velata critica ai colleghi presenti nel 2010 a un evento benefico a San Pietroburgo.
Come Putin, anche Elena canta. «Lei si esibisce in Abbey Road e così prima di girare ho provato tanto. Credevo di aver fatto bene, di aver raggiunto un buon livello. Poi abbiamo girato e ho colto lo sguardo di disapprovazione di Stephen Frears. Faceva no con la testa. Temevo di aver stonato, invece il problema era che non lo avevo fatto. Perché la canti così bene?, era la sua critica. Aveva ragione, avevo sbagliato, Elena doveva essere ridicola anche in quella occasione».
Ecco un’altra caratteristica comune di tutti i regimi dittatoriali: l’incapacità di cogliere il senso del ridicolo. «Accumulano potere per vendicarsi di chi ride di loro, ma facendolo diventano ancora più ridicole e il problema di acutizza», rincara la Winslet che è anche produttrice esecutiva della serie.
Sempre nella prima puntata la protagonista prende a schiaffi uno zelante soldato che tenta di bloccare la stretta di mano con un diplomatico americano: «Mi hai messo in ridicolo. Io non sono ridicola, io infatti sono davvero molto non-ridicola», gli dice, confermando il fatto di sapere di esserlo.
«La nostra è satira — continua Winslet — si ride soprattutto della tragicità del mio personaggio. Si rideva molto anche sul set. Nelle scene di sesso abbiamo dovuto mandare via il direttore di fotografia e i truccatori, perché non riuscivano a trattenersi».
A proposito di ridicolo, le scene di sesso sono con quello stesso zelante soldato in precedenza maltrattato. L’incarico principale del militare Herbert Zuback detto «il macellaio», è misurare l’umidità delle stanze in cui soggiorna Elena che ha una incontrollabile fobia per la muffa.
«Volevo che Elena fosse assurda. Elena è senza paura e allo stesso tempo terrorizzata dal mondo. Una figura come ce ne sono purtroppo tante: illusa, ubriaca di potere, in una situazione tragica da lei stessa creata e da cui è impossibile uscire perché nessuno può criticarla o ragionare con lei».
Zuback è interpretato da Matthias Schoenaerts, nel cast anche Hugh Grant. La serie è girata a Schönbrunn, il palazzo della dinastia degli Asburgo alle porte di Vienna. «Ci siamo detti: andiamo in Austria, li ci sono molti palazzi — scherza il regista Stephen Frears — gli austriaci sono stati molto accoglienti ci hanno fatto girare ovunque tranne che sul balcone da cui parlò Hitler. Quello è proibito a chiunque. Peccato, sarebbe stata irresistibile Elena su quel balcone».
"Si ride soprattutto della tragicità del mio personaggio paranoico