Corriere della Sera

L’addio a Navalny: sfida allo zar e alla paura Tra la folla tornano i cori «Russia senza Putin»

Alle esequie in migliaia, di generazion­i diverse. Il messaggio di Yulia: grazie per l’amore assoluto

- Di Marco Imarisio

All’inizio è un brusio quasi impercetti­bile. Il feretro viene portato fuori dalla chiesa in fretta, forse proprio per non concedere alcun tempo all’emotività, a quei gesti collettivi che rimangono nella memoria. Le voci diventano invece sempre più forti, salgono di tono, fino a formare un coro, diventano un canto collettivo. Navalny, Navalny. Nient’altro. Ma è già molto.

«Rossiya bez Putina!» gridavano i manifestan­ti di piazza Bolotnaya nell’inverno del 2011, invocando una Russia senza Putin. Da allora, nella capitale furono proibiti i canti sul suolo pubblico, quindi ovunque, in qualunque strada. L’unica volta che il divieto venne infranto fu nel gennaio del 2021, subito dopo l’ultimo e definitivo arresto di Alexei Navalny, quando una piccola folla si radunò davanti a casa sua e intonò quei due cori che anche oggi uniscono lo zar e il suo nemico giurato. «Lo voglio solo ringraziar­e per avere vissuto in questo modo». La signora che parla dalla diretta su Youtube ha 65 anni, tiene in mano i tradiziona­li garofani rossi e ovviamente non ha un nome, come tutti gli altri. Subito dopo parla una ragazza molto giovane sulla ventina. «Lui e Sakharov sono i miei cavalieri morali. Non riesco a spiegare perché sono qui, ma non potrei immaginare di essere altrove».

Reduci e sognatori

È un incontro tra generazion­i diverse. Ci sono i maturi reduci di piazza Bolotnaya, che non accettavan­o di accantonar­e le speranze sorte dopo il crollo dell’urss. Ci sono i giovanissi­mi che sognano una Russia pacifica e subito dopo l’invasione dell’ucraina si ritrovavan­o nel Mcdonald’s di piazza Pushkin, riconoscen­dosi tra loro con un saluto identitari­o che oggi viene sussurrato per l’ultima volta dalle persone in coda. Privet, eto Navalny. Ciao, sono Navalny. La gente ha cominciato a radunarsi alla stazione della metropolit­ana Maryino tre ore prima dell’inizio della funzione religiosa nella chiesa dell’icona della Madre di Dio che risale al 1640 ed è ritenuta miracolosa. Ma è una copia, non si tengono reliquie di valore nell’estrema periferia di Mosca. L’originale si trova a pochi passi dalla piazza Rossa, a disposizio­ne dei turisti, quando ancora ce n’erano.

Tutto transennat­o, fin dalla notte. Poco importa. Presto si forma una coda che cresce lungo la via Liublinska­ya, a poche centinaia di metri dalla casa della famiglia Navalny, dove l’ingresso dell’androne è sbarrato. La polizia blocca la via corta dalla metropolit­ana alla chiesa, imponendo ai nuovi arrivati un lungo giro da dietro, e obbligando­li a scavalcare cumuli di neve compressa. Un chilometro, calcolano i più diligenti che misurano a passi la lunghezza. Quanta gente? Difficile dire, in assenza di dati ufficiali. Duemila? Certamente sì. Decine di migliaia? Una esagerazio­ne. Sempre tanti, dopo due anni di guerra e di pensiero unico sulla guerra, dopo i gentili inviti delle autorità a restare a casa, come sempre. Comunque, qualcosa che in questo Paese non si vedeva da almeno cinque anni.

Pochi fermi

È stato un addio commosso, pacifico. E dopo quei primi canti che hanno rotto il ghiaccio e la paura, sono stati intonati altri cori. No alla guerra, L’amore è più forte della paura, Russia senza Putin, Grazie, Aleksei, Non dimentiche­remo, fino a un commovente Gli ucraini sono gente perbene. All’improvviso è divenuto chiaro che grazie alla caparbietà della famiglia Navalny questo funerale è al tempo stesso una eccezione e una occasione, come dimostra il bilancio mite dei fermi, appena 128 in diciannove città. Come se tutti

avessero capito che nel prossimo futuro non ci saranno molte altre possibilit­à di manifestar­e. Fino a 260 mila utenti si collegano con il canale Youtube dal quale i collaborat­ori di Navalny rifugiati all’estero trasmetton­o in diretta. Anche i suoi familiari assistono da lontano. «Grazie per questi 26 anni di assoluto amore» scrive la moglie Yulia. «Cercherò di renderti orgogliosa di me». La figlia Dasha lo saluta così su Instagram: «Mio eroe, sei sempre stato e rimarrai un esempio per me».

Il bacio della mamma

La liturgia dura poco. Si dice che al parroco Anatolij Rodionov sia stato ordinato di non andare per le lunghe. Appena

la madre si china sul corpo del figlio baciandolo sulla fronte come vuole la tradizione ortodossa, gli assistenti del servizio funerario chiudono subito la bara e la portano fuori in spalla. Quando i genitori di Navalny escono dalla chiesa sono avvicinati da parecchie persone: «Perdonatec­i di tutto». In mattinata sul cancello del cimitero è apparso il cartello «Oggi chiuso alle visite». L’ingresso è ancora sbarrato ma fuori ormai c’è una folla che preme. Gli slogan si fanno più duri. La bara viene posata dentro la tomba mentre risuona My way di Frank Sinatra. Pian piano, la polizia lascia passare la gente. Il cimitero doveva essere chiuso alle 17 ma le autorità, forse chissà con il benestare di chi non lo ha mai voluto nominare, annunciano che sarà aperto fino a tardi per accontenta­re tutti. Quando gli astanti lanciano nella tomba manciate di terra — un altro rito ortodosso — una tromba intona la melodia finale di Terminator 2, il suo film preferito.

All’uscita, qualcuno ha appeso su un albero un grosso pezzo di stoffa con una scritta blu. «Putin lo ha ucciso ma non lo ha spezzato». Solo il tempo dirà se questa giornata particolar­e, che in qualche modo soddisfa un bisogno di consolazio­ne collettivo di noi occidental­i, è stata anche l’inizio di una storia nuova. Intanto, questa terra gli farà da piuma, come dicono i russi.

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 ?? (Ap/afp) ?? Gli scatti In alto, la madre di Navalny, Lyudmila, sulla sinistra; una corona di fiori passa attraverso un metal detector; qui sopra, la benedizion­e del cadavere del dissidente russo
(Ap/afp) Gli scatti In alto, la madre di Navalny, Lyudmila, sulla sinistra; una corona di fiori passa attraverso un metal detector; qui sopra, la benedizion­e del cadavere del dissidente russo
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Cittadini russi riuniti per rendere omaggio ad Aleksei Navalny durante il suo funerale al cimitero di Borisovsko­ye ieri a Mosca
(Shipenkov/epa) La folla Cittadini russi riuniti per rendere omaggio ad Aleksei Navalny durante il suo funerale al cimitero di Borisovsko­ye ieri a Mosca

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