Divario Nord-sud e troppi 100 e lode Presto nel curriculum l’esito dei test Invalsi
Voti della Maturità, l’annuncio del governo
ROMA I risultati dei test Invalsi sostenuti in quinta superiore entreranno nel curriculum dello studente, il documento omnibus allegato al diploma di maturità che raccoglie tutte le esperienze fatte durante gli anni delle scuole superiori, dallo sport alla musica, dal volontariato al Pcto (l’ex alternanza scuola-lavoro). Saranno dunque visibili alla commissione dell’esame di Stato e poi potranno essere richiesti da datori di lavoro e università che non si accontentassero del voto di maturità per farsi un’idea della preparazione degli studenti.
Recita il decreto 19 del 2 marzo, in un lungo elenco all’articolo 14 in cui ci sono tutte le modifiche dettate dagli aggiustamenti del Pnrr, che proprio «in coerenza con la riforma del sistema di orientamento previsto dal piano nazionale» è necessario che nel curriculum «in una specifica sezione siano indicati, in forma descrittiva, i livelli di apprendimento conseguiti nelle prove scritte a carattere nazionale distintamente per ciascuna delle discipline oggetto di rilevazione e la certificazione sulle abilità di comprensione e uso della lingua inglese». Se non verrà modificato il testo durante la discussione in Parlamento, si partirà dal prossimo anno scolastico perché va ancora cambiata la struttura del curriculum e non ci sono i tempi tecnici. Non solo, le prove Invalsi 2024 sono già iniziate.
L’idea di inserire i risultati dei test nel curriculum non è nuova. Anzi, era diventata legge nel 2017 con la Buona scuola, ma un emendamento al milleproroghe a firma Nicola Fratoianni nel febbraio 2020, alla vigilia del Covid, aveva cancellato la norma prima ancora che fosse operativa. Poi con la pandemia i test Invalsi era stati sospesi e soltanto ora si è tornati — con i test dello scorso anno — alla normalità.
Al ministero spiegano che non è vero che i dati del test Invalsi diventano pubblici: sono nella disponibilità dello studente che se vuole li può usare. Ma il curriculum è allegato al diploma di maturità, che come titolo di studio ha valore legale, e sarà comunque complesso, o quanto meno sospetto, per uno studente rifiutarsi di mostrarli. Il punto è che c’è discrepanza tra i voti di maturità e risultati delle prove nazionali, soprattutto al Sud. Lo scorso luglio i dati Invalsi indicavano che in media soltanto uno studente su due è arrivato alla Maturità con un livello sufficiente di preparazione in italiano e matematica: al Nord due studenti su tre centrano il risultato, mentre al Sud, — soprattutto in alcune aree — la media si abbassa fortemente. Al contrario dei voti di maturità che al Sud sono spesso più alti: in percentuale le regioni che registrano il più alto numero di diplomati con lode sono la Puglia e la
Cosa accadrà
Gli esiti dei test allegati al diploma. Il ministero spiega: «Non saranno comunque pubblici»
Calabria (con il 5,6%).
È vero che Invalsi e Maturità misurano competenze diverse, ma il paradosso resta e, con l’ufficializzazione dei risultati Invalsi dei singoli studenti, in qualche modo si certifica. In più l’obiezione che arriva dai sindacati, da sempre contrari all’invalsi come strumento di valutazione, è che, non solo questa norma non è prevista dal Pnrr, ma — spiegano alla Cgil — «rafforza il ruolo delle prove nazionali come valutazione degli apprendimenti individuali più che valutazione di sistema, snaturando il ruolo di Invalsi come ente di ricerca e sovrapponendo il suo operato alla funzione docente a cui spetta unicamente la valutazione degli alunni. Questo obbrobrio pedagogico e didattico va cancellato in Parlamento».