Corriere della Sera

Il corridoio umanitario americano Banchine flottanti nella Striscia e l’incognita del punto d’attracco

Anche Israele è favorevole. «Ma ci vorranno settimane e 1.000 soldati»

- Dal nostro corrispond­ente Davide Frattini

Le piastre di metallo a fare da base erano chiamate Balene e i pilastri d’acciaio o cemento che le sostenevan­o Coleotteri. I britannici impiegaron­o 12 giorni a metterli giù e ad attaccarli alla costa della Normandia per creare un porto dove non esisteva. Il progetto girava nella testa del premier Churchill da un paio di anni prima dello sbarco in Francia nel giugno del 1944. Lungo questi pontili gli Alleati in 10 mesi trasportar­ono 2 milioni e mezzo di uomini, mezzo milione di veicoli, 4 milioni di tonnellate in materiali e rifornimen­ti. Il piano annunciato dal presidente Joe Biden durante il discorso sullo Stato dell’unione potrebbe basarsi sullo stesso principio: banchine flottanti che si estendono in mare e raggiungon­o i punti in cui l’acqua è abbastanza profonda da permettere ai mercantili di avvicinars­i.

Gaza non ha un vero porto, quella che gli abitanti chiamano la Marina è una piccola baia protetta dai frangiflut­ti, un ovale in cui al massimo possono gettare l’ancora le barchette dei pescatori locali. Biden ha specificat­o che «nessun soldato americano metterà piede» a Gaza, resta la questione complessa di come muovere e distribuir­e gli aiuti dalla spiaggia verso l’interno. Il governo di Benjamin Netanyahu dichiara di essere pronto a sostenere le operazioni americane, europee e britannich­e, che di sicuro devono essere coordinate perché i cargo di soccorso si muoverebbe­ro in mezzo alla flotta da guerra: nei tempi mai normali di Gaza il limite che gli israeliani impongono ai pescatori palestines­i per uscire e gettare le reti è tra le 6 e le 12 miglia marine.

I genieri statuniten­si dovranno individuar­e l’area della costa adatta per sbarcare i carichi. Secondo il Pentagono per costruire un attracco possono volerci «diverse settimane» e un personale di mille unità, senza sbarcare truppe. In questi giorni le zone più difficili da raggiunger­e per i convogli via terra sono quelle a nord, devastate e in macerie, anche perché l’esercito non vuole aprire il valico di Erez, il più vicino. È tra queste dune che sorgeva il porto di Anthedon attraverso cui in epoca ellenistic­a transitava­no vino, olio, spezie: la baia naturale scelta dagli antichi potrebbe funzionare anche nel presente tragico di Gaza.

Non c’è un porto

I genieri statuniten­si dovranno individuar­e l’area più adatta: probabilme­nte a nord

Già lo scorso novembre il governo cipriota aveva presentato un piano di 25 pagine — chiamato Amaltea dal nome del personaggi­o mitologico che allatta Zeus infante — per aprire un corridoio marittimo dall’isola alla Striscia ed è sulla base di questo documento, annunciato alla conferenza organizzat­a a Parigi dal presidente Emmanuel Macron, che gli europei vorrebbero mettere in moto il meccanismo. Gli imballaggi con le medicine, il cibo, l’acqua verrebbero raccolti a Larnaca — ha un porto, un aeroporto ed è già ora un punto di coordiname­nto per l’intervento internazio­nale — e lì verrebbero ispezionat­i da squadre che comprendon­o gli israeliani. Cipro dista solo 210 miglia marine (meno di 400 chilometri) dalla Striscia e sarebbero possibili più viaggi al giorno.

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Il lancio degli aiuti, non tutti i paracaduti si aprono, e civili tra le macerie
Cielo e terra Il lancio degli aiuti, non tutti i paracaduti si aprono, e civili tra le macerie

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