Il corridoio umanitario americano Banchine flottanti nella Striscia e l’incognita del punto d’attracco
Anche Israele è favorevole. «Ma ci vorranno settimane e 1.000 soldati»
Le piastre di metallo a fare da base erano chiamate Balene e i pilastri d’acciaio o cemento che le sostenevano Coleotteri. I britannici impiegarono 12 giorni a metterli giù e ad attaccarli alla costa della Normandia per creare un porto dove non esisteva. Il progetto girava nella testa del premier Churchill da un paio di anni prima dello sbarco in Francia nel giugno del 1944. Lungo questi pontili gli Alleati in 10 mesi trasportarono 2 milioni e mezzo di uomini, mezzo milione di veicoli, 4 milioni di tonnellate in materiali e rifornimenti. Il piano annunciato dal presidente Joe Biden durante il discorso sullo Stato dell’unione potrebbe basarsi sullo stesso principio: banchine flottanti che si estendono in mare e raggiungono i punti in cui l’acqua è abbastanza profonda da permettere ai mercantili di avvicinarsi.
Gaza non ha un vero porto, quella che gli abitanti chiamano la Marina è una piccola baia protetta dai frangiflutti, un ovale in cui al massimo possono gettare l’ancora le barchette dei pescatori locali. Biden ha specificato che «nessun soldato americano metterà piede» a Gaza, resta la questione complessa di come muovere e distribuire gli aiuti dalla spiaggia verso l’interno. Il governo di Benjamin Netanyahu dichiara di essere pronto a sostenere le operazioni americane, europee e britanniche, che di sicuro devono essere coordinate perché i cargo di soccorso si muoverebbero in mezzo alla flotta da guerra: nei tempi mai normali di Gaza il limite che gli israeliani impongono ai pescatori palestinesi per uscire e gettare le reti è tra le 6 e le 12 miglia marine.
I genieri statunitensi dovranno individuare l’area della costa adatta per sbarcare i carichi. Secondo il Pentagono per costruire un attracco possono volerci «diverse settimane» e un personale di mille unità, senza sbarcare truppe. In questi giorni le zone più difficili da raggiungere per i convogli via terra sono quelle a nord, devastate e in macerie, anche perché l’esercito non vuole aprire il valico di Erez, il più vicino. È tra queste dune che sorgeva il porto di Anthedon attraverso cui in epoca ellenistica transitavano vino, olio, spezie: la baia naturale scelta dagli antichi potrebbe funzionare anche nel presente tragico di Gaza.
Non c’è un porto
I genieri statunitensi dovranno individuare l’area più adatta: probabilmente a nord
Già lo scorso novembre il governo cipriota aveva presentato un piano di 25 pagine — chiamato Amaltea dal nome del personaggio mitologico che allatta Zeus infante — per aprire un corridoio marittimo dall’isola alla Striscia ed è sulla base di questo documento, annunciato alla conferenza organizzata a Parigi dal presidente Emmanuel Macron, che gli europei vorrebbero mettere in moto il meccanismo. Gli imballaggi con le medicine, il cibo, l’acqua verrebbero raccolti a Larnaca — ha un porto, un aeroporto ed è già ora un punto di coordinamento per l’intervento internazionale — e lì verrebbero ispezionati da squadre che comprendono gli israeliani. Cipro dista solo 210 miglia marine (meno di 400 chilometri) dalla Striscia e sarebbero possibili più viaggi al giorno.