Corriere della Sera

Un anno difficile E «Io Capitano» merita la statuetta tra i titoli stranieri

- Di Paolo Mereghetti La

Afar le previsioni non ci si azzecca mai, e quest’anno la corsa agli Oscar sembra più complicata del solito. A sentire chi se ne intende delle cose dell’academy, infatti, a giocarsi il titolo di miglior film dell’anno potrebbero essere le opere che hanno avuto meno nomination: contro le tredici di Oppenheime­r (il cui unico premio «sicuro» dovrebbe essere quello a Robert Downey jr come miglior attore non protagonis­ta, con Cillian Murphy in buona posizione per quello di protagonis­ta ma…), contro le undici di Povere creature! (con Emma Stone che rischia di vedersi sfilare la statuetta della miglior attrice da Lily Gladstone), contro le dieci di Killers of the Flower Moon (che gioca la carta della nativa americana Gladstone) sembrano destinati a fare incetta dei premi «pesanti» i film che hanno dovuto accontenta­rsi di cinque nomination per uno: Anatomia di una caduta, La zona d’interesse e The Holdovers (lasciando a mani vuote quello che invece sembra il film «più bello» a sentire i critici: American Fiction). Finendo così per decretare ancora una volta la vittoria degli studios a cominciare da Searchligh­t (controllat­a Disney) e Universal, ognuno con tredici candidatur­e, contro le diciotto di Netflix (che rischia la débâcle) e le tredici di Apple (che scommette sul film di Scorsese). Certo, poi ci sono le scelte personali, i gusti (che rischiano di attirarsi i soliti commenti sarcastici o peggio) ma un gioco è un gioco e allora io darei l’oscar per il miglior film a Oppenheime­r, la regia a Christophe­r Nolan, quello per i due protagonis­ti a Bradley Cooper e Emma Stone, per i non protagonis­ti a Robert Downey jr e Emily Blunt, miglior animazione a Miyazaki. E per il film straniero: a Matteo Garrone per Io Capitano e non certo per ragioni patriottic­he: il tanto vantato zona d’interesse mi sembra un film più furbo che bello (e chi mi legge sul sa perché lo dico).

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