Laureta e la «missione natura» sulle Montagne Maledette
La giovane Dervishaj ha seguito un corso per apprendere le tecniche di soccorso e farà la guida Con «Naturkosovo» la valorizzazione della Via Dinarica attraverso le risorse culturali e storiche Il lavoro di Celim, ong che compie 70 anni, per contribuire allo sviluppo turistico sostenibile
Le chiamano «Montagne Maledette», vette che sfiorano i tremila metri, fitte di boschi e vallate. Un paesaggio che ricorda tantissimo le nostre Dolomiti. E qui ciò che non era riuscito alla storia l’ha fatto la natura, in quel tratto di via, la Dinarica, che ha messo insieme ben sette Paesi balcanici: Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e Albania. E soprattutto Serbia con Kosovo.
Lungo quella via e sulle sue montagne, nel territorio kosovaro, cammina la guida alpina e soccorritrice Laureta Dervishaj, nata a Decan, un piccolo paese circondato da montagne maestose: «Direi che è il posto giusto per innamorarsi della montagna. Anche se, quando ero ragazzina, sognavo di andare via. E dopo aver compiuto diciassette anni ho lasciato i mei familiari per studiare, laureandomi in Economia: oggi sono direttrice finanziaria in un’azienda manifatturiera». Si racconta così Laureta, una giovane donna di 28 anni, decisa e dolce allo stesso tempo: qualità che le hanno permesso di superare il corso sulle tecniche di soccorso in alta montagna organizzato dal Corpo nazionale alpino e speleologico italiano. Un’attività prevista da «Naturkosovo», il progetto promosso da Celim, che sta per Centro laici italiani per le missioni, l’ong che quest’anno festeggia i suoi primi settant’anni.
Oggi la ragazza che sognava di diventare un’attrice («Ma poi col tempo ho capito che non era la mia strada»), forte di una espressività che la contraddistingue parecchio, protagonista lo è diventata comunque: è la testimonial di un progetto il cui scopo è contribuire allo sviluppo turistico sostenibile del Kosovo attraverso la promozione del tratto locale della Via Dinarica, valorizzandone le risorse culturali, storiche e naturali. Per un nuovo equilibrio tra uomo e natura, nato anche dalla collaborazione tra Celim e la missione internazionale militare Kfor, al confine tra Kosovo e Serbia, e di stanza da queste parti dalla fine degli Anni 90, subito dopo la guerra del Kosovo, per aiutare i profughi ad uscire dal loro Paese.
Senza muoversi da casa, un pezzetto del sogno di futuro sostenibile se lo sta cucendo addosso quasi da sola, Laureta, che, in quegli anni, davvero maledetti, era troppo piccola per capire cosa stesse accadendo: «I miei nonni e i miei genitori hanno avuto un ruolo chiave nel garantire che una parte della mia infanzia fosse trascorsa nella bellezza delle Montagne Maledette. Nonostante il loro nome, le montagne sono davvero benedette e occupano un posto speciale nel mio cuore. Ho avuto la fortuna di creare alcuni dei ricordi più belli della mia infanzia tra quelle vette: per questo sono profondamente grata alla mia famiglia».
Se questo posto speciale nel suo cuore potrà diventare un lavoro? «Assolutamente sì. La passione per la montagna può tradursi in una professione. Tuttavia richiede immensa dedizione, duro lavoro e apprendimento da professionisti esperti, proprio come ho fatto io. E oggi posso dirlo: la mia passione si sta davvero trasformando in un lavoro», risponde la guida alpina. «Quando ho iniziato a seguire il corso - prosegue - mi sentivo sola in questo viaggio. Oggi però quasi tutti i miei amici fanno parte di questo nuovo mondo, di una comunità montana nella quale condividere aspirazioni e valori». Da condividere soprattutto lungo i primi sessanta chilometri della Via Dinarica, arricchiti da una segnaletica appena completata: perché qui, molto presto, il turismo, meno invasivo e sostenibile, arriverà.
Allenamento
L’attività di soccorso richiede sia preparazione fisica sia forza mentale
Sognando le Dolomiti
Occorrerà dunque farsi trovare pronti:«per quanto mi riguarda posso parlare dell’attività di soccorso, nella quale mi ritrovo perfettamente: lo trovo un atto coraggioso e profondamente umano, che richiede sia preparazione fisica che forza mentale», racconta Laureta, il cui sogno è visitare l’italia e vedere le Dolomiti: «I ragazzi me ne hanno parlato tanto, tra una lezione di italiano (Laureta, si ferma un attimo e sorride, ricordando di aver imparato al massimo a contare da 1 a 10, e a dire parole come «Bene» e «Ti amo», ndr) e il ritornello di Bella Ciao, cantato a squarciagola durante il corso». Lassù, tra le montagne: libere e sostenibili.