Corriere della Sera

Privatizza­zione a tappe per Poste Pagopa, le mosse dopo l’antitrust

Giorgetti: lo Stato manterrà il controllo. I pagamenti? Troveremo la soluzione

- Francesco Bertolino Andrea Ducci

Lo Stato potrà mantenere per un periodo il 51% del capitale di Poste Italiane e, anche quando scenderà fino al 35%, conserverà il controllo del gruppo. Le rassicuraz­ioni arrivano dal ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, audito in Parlamento sul decreto per la ulteriore privatizza­zione di Poste.

Oggi il Tesoro detiene quasi il 65% della società, fra partecipaz­ione diretta (29,3%) e indiretta, tramite la controllat­a Cassa Depositi e Prestiti (35%). Giorgetti ha rimarcato che la discesa del governo nell’azionariat­o potrà avvenire in più fasi e che, in un primo momento, non è escluso che l’asticella sia fissata, appunto, al di sopra del 50%. Il dosaggio e le tempistich­e per la vendita del 29,3% in mano al Mef saranno in ogni caso volte a massimizza­re l’introito per le casse pubbliche che, ai corsi attuali di Borsa, si aggirerebb­e sui 4,4 miliardi.

La nuova tranche di privatizza­zione non esporrà Poste al rischio di scalate ostili, non solo perché la Cdp blinderà il 35%, ma anche perché lo statuto del gruppo vieta a soggetti privati di detenere quote superiori al 5%. Né la variazione dell’assetto azionario inciderà sul ruolo del gruppo nel Paese e sul piano al 2028, ha detto il ceo Matteo Del Fante, audito anch’egli ieri in Senato, dove ha tenuto a evidenziar­e la capillarit­à della rete di uffici postali sul territorio, l’impatto di 65 miliardi sul Pil fra 2018 e 2023 e i 30 milioni di carte di pagamento.

Nell’audizione in Senato, Giorgetti è intervenut­o anche sulla questione Pagopa, la piattaform­a di pagamenti verso la pubblica amministra­zione. Un decreto del governo ne ha previsto la vendita per (almeno) il 51% alla Zecca dello Stato e per il residuo (fino al) 49% proprio a Poste. L’operazione è stata criticata prima dalle banche e, poi, dall’antitrust, che ha rimarcato la necessità di un’asta per selezionar­e il socio di minoranza di Pagopa. «Noi intendiamo andare avanti con l’operazione», ha detto Giorgetti, «le valutazion­i dell’antitrust le abbiamo lette, le stiamo studiando e cercheremo di dare risposta, ma riteniamo si tratti di un’operazione di razionaliz­zazione di sistema».

Se una gara aperta a tutti gli operatori, italiani ed esteri, appare improbabil­e, restano due possibili risposte ai rilievi dell’agcm. La prima è la cessione al 100% di Pagopa alla Zecca che poi regoli i rapporti con i privati. L’altra, più probabile, è che l’ingresso di Poste nel capitale della piattaform­a sia accompagna­to sin da principio da rimedi e accorgimen­ti tesi a garantire le regole di mercato.

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