Privatizzazione a tappe per Poste Pagopa, le mosse dopo l’antitrust
Giorgetti: lo Stato manterrà il controllo. I pagamenti? Troveremo la soluzione
Lo Stato potrà mantenere per un periodo il 51% del capitale di Poste Italiane e, anche quando scenderà fino al 35%, conserverà il controllo del gruppo. Le rassicurazioni arrivano dal ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, audito in Parlamento sul decreto per la ulteriore privatizzazione di Poste.
Oggi il Tesoro detiene quasi il 65% della società, fra partecipazione diretta (29,3%) e indiretta, tramite la controllata Cassa Depositi e Prestiti (35%). Giorgetti ha rimarcato che la discesa del governo nell’azionariato potrà avvenire in più fasi e che, in un primo momento, non è escluso che l’asticella sia fissata, appunto, al di sopra del 50%. Il dosaggio e le tempistiche per la vendita del 29,3% in mano al Mef saranno in ogni caso volte a massimizzare l’introito per le casse pubbliche che, ai corsi attuali di Borsa, si aggirerebbe sui 4,4 miliardi.
La nuova tranche di privatizzazione non esporrà Poste al rischio di scalate ostili, non solo perché la Cdp blinderà il 35%, ma anche perché lo statuto del gruppo vieta a soggetti privati di detenere quote superiori al 5%. Né la variazione dell’assetto azionario inciderà sul ruolo del gruppo nel Paese e sul piano al 2028, ha detto il ceo Matteo Del Fante, audito anch’egli ieri in Senato, dove ha tenuto a evidenziare la capillarità della rete di uffici postali sul territorio, l’impatto di 65 miliardi sul Pil fra 2018 e 2023 e i 30 milioni di carte di pagamento.
Nell’audizione in Senato, Giorgetti è intervenuto anche sulla questione Pagopa, la piattaforma di pagamenti verso la pubblica amministrazione. Un decreto del governo ne ha previsto la vendita per (almeno) il 51% alla Zecca dello Stato e per il residuo (fino al) 49% proprio a Poste. L’operazione è stata criticata prima dalle banche e, poi, dall’antitrust, che ha rimarcato la necessità di un’asta per selezionare il socio di minoranza di Pagopa. «Noi intendiamo andare avanti con l’operazione», ha detto Giorgetti, «le valutazioni dell’antitrust le abbiamo lette, le stiamo studiando e cercheremo di dare risposta, ma riteniamo si tratti di un’operazione di razionalizzazione di sistema».
Se una gara aperta a tutti gli operatori, italiani ed esteri, appare improbabile, restano due possibili risposte ai rilievi dell’agcm. La prima è la cessione al 100% di Pagopa alla Zecca che poi regoli i rapporti con i privati. L’altra, più probabile, è che l’ingresso di Poste nel capitale della piattaforma sia accompagnato sin da principio da rimedi e accorgimenti tesi a garantire le regole di mercato.