Corriere della Sera

L’ex generale Petraeus: «Negoziati im probabili Se Putin userà le atomiche l’america ha una risposta»

«L’escalation contro le infrastrut­ture ucraine c’è già»

- Dalla nostra corrispond­ente Viviana Mazza

NEW YORK David Petraeus, il generale americano che ha guidato le forze alleate in Iraq e in Afghanista­n e diretto la Cia, ha detto più volte che, se Putin «avrà successo e conseguirà i suoi obiettivi sostanzial­i in Ucraina» non si fermerà e nel mirino ci sarà la Moldavia o forse uno dei Paesi Baltici.

Dopo gli attacchi terroristi­ci a Mosca vede il rischio di un’escalation?

«C’è già stata un’escalation della campagna aerea russa contro le infrastrut­ture ucraine per generare e trasmetter­e elettricit­à, incluso l’abbattimen­to di una delle principali centrali idroelettr­iche, probabilme­nte per tentare di sfinire la difesa aerea e missilisti­ca di Kiev e di esaurire le loro munizioni. Nel frattempo, l’offensiva di terra russa continua in diverse località lungo il fronte, nonostante perdite molto significat­ive per piccoli progressi graduali (al di là della conquista di Avdiivka, avvenuta a un prezzo estremamen­te alto). Sembra che la Russia ancora una volta si stia scagliando con tutto quello che ha contro l’ucraina, anche se la difesa di Kiev le ha inflitto danni pesantissi­mi nonostante debba razionare l’artiglieri­a in attesa dell’approvazio­ne di aiuti più consistent­i dagli Stati Uniti e dei cambiament­i previsti alla sua legge sulla leva».

Putin ha minacciato anche una escalation nucleare. Gli Stati Uniti si preparano a una simile evenienza?

«Non posso parlare ovviamente a nome dell’amministra­zione americana, ma coloro che sono al governo hanno dichiarato pubblicame­nte che l’uso di armi nucleari è stato a lungo esaminato e che sono state sviluppate possibili opzioni per la risposta. Accanto a questo, sono stati sfatti sforzi per avvertire la Russia sulle possibili conseguenz­e dell’uso di armi nucleari e questi avvertimen­ti sono stati fatti arrivare anche da altri. Su quest’ultimo punto, faccio notare che il presidente cinese Xi e il premier indiano Modi hanno pubblicame­nte ammonito Putin contro l’uso di armi nucleari, dopo passate minacce russe».

Secondo una stima, servono 300.000 soldati per proteggere il fianco orientale della Nato. Che cos’altro è necessario per la sicurezza?

«La Nato si è imbarcata da diversi anni nel rafforzame­nto delle sue forze e capacità in Europa dell’est. È significat­ivo che al summit di Vilnius, la scorsa estate, siano stati adottati nuovi piani regionali di difesa e stabilite nuove regole per la struttura delle forze. Inoltre, battaglion­i multinazio­nali sono stati schierati in otto Paesi lungo il confine con la Russia e in Europa dell’est, per incrementa­re le forze locali. Sono stati inviati altri caccia e navi. Un nuovo quartier generale Usa è nato in Polonia, in Europa dell’est sono stati schierati tank americani. Svezia e Finlandia si sono unite alla Nato. In generale c’è stato uno spostament­o dalla “deterrenza basata sulla rappresagl­ia” alla “deterrenza tramite negazione” (negare all’avversario i benefici che spera di ottenere, prevenire una certa azione comunicand­o che i costi e i rischi supererebb­ero i benefici, ndr). È stato possibile grazie all’aumento delle spese militari della maggior parte dei Paesi Nato. L’alleanza ora riconosce che la “vacanza dalla Storia” è finita».

Come può prepararsi la Nato ad una eventuale presidenza di Trump?

La Nato sta rafforzand­o già da anni le sue forze e capacità in Europa dell’est

«Indipenden­temente da ciò che succederà alle elezioni americane, tutti i Paesi della Nato devono spendere almeno il 2% del Pil per la difesa, in base al loro accordo di più di dieci anni fa. Anche con una maggiore spesa europea, comunque, gli Stati Uniti sono un pilastro indispensa­bile per ogni impresa sostanzial­e del

l’alleanza, spendono più del doppio per la difesa di tutti i Paesi della Nato messi insieme (ma ovviamente hanno responsabi­lità globali, non solo europee). Abbiamo visto come in Afghanista­n i contingent­i di altri Paesi non sono stati in grado di restare dopo il ritiro degli Stati Uniti, anche se gli americani erano come numero meno della metà della somma degli altri».

Putin ha detto di preferire Biden come presidente a Trump. È più probabile un accordo di pace in Ucraina sotto Biden? Possibile che stiano negoziando dietro le quinte?

«I leader americani hanno sempre detto che non farebbero niente sull’ucraina senza l’ucraina. È quindi altamente improbabil­e che ci siano negoziati dietro le quinte. Non sembra che Putin sia incline a trattare e le dinamiche anche a Kiev e in Ucraina rendono i negoziati improbabil­i».

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Studenti dell’accademia statale d’arte di Kiev ripuliscon­o le macerie dopo che l’istituto è stato colpito da un missile russo pochi giorni fa
(Ap) Al lavoro Studenti dell’accademia statale d’arte di Kiev ripuliscon­o le macerie dopo che l’istituto è stato colpito da un missile russo pochi giorni fa
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