Corriere della Sera

I rampolli dei clan, gli agguati La faida che spaventa Bari

Il nipote del boss ucciso dopo 17 anni di carcere. Il ruolo degli scissionis­ti

- Nicolò Delvecchio

BARI In un colpo solo, nel bel mezzo di una serata (fino ad allora) tranquilla, Bari è pericolosa­mente ritornata agli anni Novanta. La città che nell’ultimo ventennio si è raccontata — ed è diventata — moderna, vivace, attrattiva per multinazio­nali, cinema e tv, in una ventosa sera di Pasquetta si è riscoperta vulnerabil­e alle guerre di mafia di un passato non troppo lontano. E lo ha fatto, soprattutt­o, nel periodo in cui si parla del possibile scioglimen­to per mafia dell’amministra­zione comunale.

Perché l’omicidio di Raffaele «Lello» Capriati di lunedì sera nel quartiere Torre a Mare, potrebbe essere il segnale del ritorno di una faida che si considerav­a finita, ma che forse era solo in pausa. Quella tra il clan Capriati, egemone su Bari Vecchia, e gli Strisciugl­io, scissionis­ti dei Capriati e «padroni» di vari quartieri periferici del capoluogo. Ad alimentare le recenti tensioni ci safilippo rebbe il comportame­nto «esuberante» tenuto dai rampolli dei clan in varie occasioni, soprattutt­o nelle discoteche di Bari e provincia.

Tra il 2001 e il 2003 la guerra provocò, oltre a tante vittime tra gli affiliati, anche la morte di due innocenti, il 15enne Michele Fazio (luglio 2001) e il coetaneo Gaetano

Marchitell­i (ottobre 2003). Per il concorso nell’omicidio di Fazio, ucciso per errore mentre tornava a casa a Bari Vecchia, Lello Capriati ha scontato 17 anni di carcere dal 2005 all’agosto 2022.

Tra le piste seguite dagli inquirenti per l’omicidio di Capriati (sul caso indagano Dda e la Squadra Mobile diretta da Portoghese) c’è anche quella della vendetta per un episodio avvenuto pochi giorni prima.

All’alba di Venerdì santo, due ragazzi di 19 e 20 anni sono stati feriti a colpi di pistola nella piazza centrale del quartiere Carbonara, tra le roccaforti degli Strisciugl­io. Il sospetto è che a sparare siano state persone vicine ai Capriati, e che i rivali abbiano deciso di vendicare lo sgarbo. Per vendetta, dunque, sarebbe stata organizzat­a e messa a segno l’esecuzione di Capriati, ucciso con quattro colpi di pistola mentre era in macchina con una donna. È stata lei a chiamare il 118, prima di scappare all’arrivo dell’ambulanza. Capriati, nipote del boss Antonio (all’ergastolo) e fratello del «reggente» Filippo (condannato a 16 anni) è morto al Policlinic­o di Bari.

Sull’episodio è intervenut­o il sindaco di Bari, Antonio Decaro: «È un fatto gravissimo. A prefetto e questore ho chiesto la massima attenzione. La città non può vivere nel terrore dell’attesa di un regolament­o di conti tra clan». Giovedì ci sarà in Prefettura un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, nelle stesse stanze in cui è a lavoro la commission­e d’accesso del Viminale per valutare l’ipotesi di scioglimen­to del Comune.

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Il sindaco Decaro La città non può vivere nel terrore dell’attesa di un regolament­o di conti tra cosche

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I rilievi della polizia dopo l’agguato in cui è rimasto ucciso con quattro colpi di pistola Raffaele Capriati, 39 anni, nipote del boss di Bari Vecchia
Bari I rilievi della polizia dopo l’agguato in cui è rimasto ucciso con quattro colpi di pistola Raffaele Capriati, 39 anni, nipote del boss di Bari Vecchia

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