Punte di domanda
Mbappé, Haaland, Lautaro discussi nonostante i numeri inattaccabili Anche la «pausa di riflessione» del nerazzurro ha acceso la polemica
Dimmi tu se questa è vita. Kylian Mbappé, Lautaro Martinez, Erling Haaland — 93 gol segnati in 3, con quasi due mesi ancora da giocare — sono tre bomber in pausa di riflessione, a volte anche in area di rigore. Tre attaccanti molto diversi, con storie altrettanto differenti. Ma un punto in comune: di domanda.
La più pressante, riguarda il fenomeno francese, promesso sposo al Real Madrid (a parametro zero): dove condurrà la sfida tra il suo ego e quello di Luis Enrique che domenica ha tolto il capitano del Psg (sull’1-0) e in 10 ha vinto sul campo dell’olympique Marsiglia con il raddoppio nel finale di Ramos, sostituto di Kyky?
La seconda, più intima, è tutta per Lautaro, che non segna dal 28 febbraio all’atalanta, ha tirato la carretta per mesi, ma sembra che fatichi a liberarsi dal fantasma di quel rigore sbagliato al Metropolitano, che è costato (assieme a quelli di Sanchez e Klaassen) l’eliminazione dalla Champions: il vero Toro, sostituito lunedì da Inzaghi e uscito dal campo un po’ perplesso per assistere al raddoppio quasi immediato di Sanchez, tornerà in tempo per festeggiare lo scudetto con un suo gol magari nel derby e per firmare l’adeguamento del contratto?
La terza è più complessa, perché coinvolge il bomber capace l’anno scorso di segnare 52 gol in 53 partite e di vincere tutto col City. Dopo
che William Saliba dell’arsenal domenica è stato eletto uomo del match per aver impacchettato il norvegese, il mitico Roy Keane ha sentenziato: «Haaland a volte sembra un giocatore di League 2» ovvero la quarta serie, la nostra serie D. Al di là dell’iperbole (per usare un eufemismo), però l’interrogativo è lecito: Erling, che l’anno scorso
ha alzato la Champions da capocannoniere con 12 gol senza però segnare né in semifinale né in finale, è uno che fa ancora fatica a decidere le grandi sfide?
La stessa etichetta si è appena appiccicata addosso a Lautaro, incalzato da Costacurta, commentatore Sky. Ma di sicuro, anche quando non segna, Lautaro fa un enorme lavoro, tecnico, tattico e di leadership. Ed è fondamentale per far girare tutta la complessa macchina della squadra di Inzaghi: non è raro in certe azioni trovare in area Pavard e Dimarco (o Bastoni e Darmian) e non l’argentino, che arretra di due passi per disorientare i difensori. Insomma se l’astinenenza dal gol è la più lunga della stagione (complice anche la sosta, in cui però ha segnato in Nazionale) e il record di 36 reti pare irraggiungibile, quello di Lautaro assomiglia al riposo del guerriero. Ferito magari, ma sempre al centro dell’accampamento.
Purtroppo per l’inter la grande differenza fra il Toro e gli altri due è che Mbappé e Haaland sono ancora in piena corsa per la Champions. E qui la lotta di nervi tra la stella del
In lotta
Il francese sta per lasciare il Psg ed è in «lotta» col suo allenatore Luis Enrique
Quarta serie
Roy Keane durissimo con l’attaccante del City: «A volte sembra un giocatore di 4ª serie»
Psg e il suo allenatore, promette di scrivere nuovi capitoli: davvero il Psg può fare a meno del suo fenomeno, anche per spezzoni più o meno brevi di partita, «per abituarsi alla situazione che vivremo nella prossima stagione» come ha chiosato, provocatorio, Luis Enrique?
L’altro giorno Mbappé, che in Francia non è considerato un maestro nella comunicazione, invece di celebrare sui social la vittoria di Marsiglia, ha postato la propria foto a testa bassa sotto la pioggia battente, con la fascia di capitano penzolante dalla mano. Un’immagine solitaria e definitiva. Ovviamente fino al prossimo gol. Perché, con 38 reti in 38 partite, il francese è quello che può parlare anche a nome di Lautaro e Erling. E farla lui, una domanda: non è che vi state sbagliando?