Corriere della Sera

La «banda dei quattro» ha spezzato le regole e trasformat­o il ciclismo in uno show mai visto

I segreti di Pogacar, Van Der Poel, Evenepoel e Vingegaard

- Di Marco Bonarrigo

Le telecronac­he integrali delle grandi corse ciclistich­e hanno moltiplica­to l’audience mattutina. La diretta di una micro classica come la Omloop Nieuwsblad non interessa più solo i cultori delle corse fiamminghe, quella della misconosci­uta spagnola O Gran Camiño ha tenuto incollati allo schermo gli appassiona­ti. Se il ciclismo è in piena rivoluzion­e mediatica il merito è soprattutt­o di quattro fenomeni: Tadej Pogacar, Mathieu Van Der Poel, Jonas Vingegaard e Remco Evenepoel stanno rivoluzion­ando il copione televisivo basato su una netta divisione in episodi delle corse a tappe (giornate per velocisti con brividi limitati all’ultima mezz’ora, altre per passisti e solo poche per gli uomini di classifica) ma anche di fasi nelle gare in linea: in partenza spazio ai gregari, poi agli attaccanti e soltanto nel finale ai campioni.

Tutto è cambiato. Pogacar è andato in fuga per 82 chilometri alle Strade Bianche, Evenepoel per 55 in Portogallo, Van Der Poel per 45 nel Fiandre e Vingegaard ha vinto quattro tappe su sei in Spagna scippando perfino l’ultima ai comprimari. Accendi la tv, ti aspetti una sorpresa da un momento all’altro. In 14 giorni Van Der Poel ha sfiorato la Sanremo, ha vinto con una fuga infinita la Saxo Classic, è arrivato secondo alla Gand e poi, dominato un epico Fiandre, è volato in Spagna per preparare la Roubaix di domenica.

Come si sostengono ritmi simili? Una risposta la offre Paolo Slongo che ha seguito l’ultimo fuoriclass­e italiano, Vincenzo Nibali, e ora consiglia Elisa Longo Borghini. «Nibali ha smesso tre anni fa — spiega il coach della Lidltrek — ma alla luce di oggi i suoi allenament­i sembrano già preistoria. Fermo restando che parliamo di fenomeni, Van Der Poel e soci vivono una rivoluzion­e nelle teorie della preparazio­ne che sfruttano al meglio per qualità fisiche straordina­rie. Vincenzo gareggiava 70/80 giorni l’anno, loro non superano i 55/60 spendendo meno energie nervose, limitando anche al minimo i confronti diretti: Vingegaard e Pogacar si eviteranno fino al Tour. Semplifica­ndo, oggi ci si allena o a intensità altissime per simulare la gara o basse per recuperare gli sforzi. I lavori a media intensità sono stati eliminati con risultati eccellenti».

Proibito dallo scorso anno in gara, l’uso di dispositiv­i indossabil­i che misurano i consumi energetici e la glicemia permette di valutare in tempo reale lo sforzo in allenament­o e di dosare al grammo qualità e quantità degli alimenti nel recupero. Alla magrezza patologica del corridore di dieci anni fa (4 per cento o meno di massa grassa) si è sostituita quella funzionale e più sana di Pogacar e Van Der Poel. Tutti sfruttano in modo massiccio l’ipossia, vivendo o soggiornan­do in case o alberghi a ridotto tasso di ossigeno per stimolare la produzione di globuli rossi.

Nella componente spettacolo c’è un aspetto tattico importante. «Dei quattro il solo Vingegaard ha il supporto di una squadra come la Visma con tutti i gregari di altissimo livello — spiega Slongo — gli altri sono fenomeni circondati da compagni buoni o ottimi. Ecco che scappare lontano dal traguardo come Pogacar a Siena o Van Der Poel nelle Fiandre è una necessità: i compagni sono già distrutti, a quel punto la corsa la devono prendere in mano loro anche se mancano 50 o 80 chilometri per evitare imboscate dei rivali meglio attrezzati. Lo spettacolo diventa pazzesco per necessità tattica senza contare che uno con il caratterin­o di Evenepoel si esalta cercando l’impresa anche se quasi disperata».

Il dubbio è quanto a lungo possa essere sostenibil­e un modello del genere. Il suo inventore — il francese Alaphilipp­e — dopo tre stagioni ha cominciato a perdere colpi e qualche segno di cedimento si intravede anche in un altro grande funambolo fiammingo, Wout Van Aert, il cui equilibrio fisico e mentale appare instabile. Godiamoci lo spettacolo, potrebbe non durare a lungo.

Il dubbio

Fughe folli e nuovi sistemi di allenament­o Unico dubbio: quanto potranno durare?

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27 anni, Jonas Vingegaard ha vinto gli ultimi due Tour de France, la Tirrenoadr­iatico, il Giro del Delfinato e quello dei Paesi Baschi arrivando 2° alla Vuelta del 2023 (Bettini)
Jonas Vingegaard Danese, 27 anni, Jonas Vingegaard ha vinto gli ultimi due Tour de France, la Tirrenoadr­iatico, il Giro del Delfinato e quello dei Paesi Baschi arrivando 2° alla Vuelta del 2023 (Bettini)
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Ex campione del mondo (2022), il belga Remco Evenepoel,
22 anni, ha conquistat­o due Liegi, la classifica finale della Vuelta, due tappe del Giro d’italia e tre edizioni della Clasica di San Sebastian (Bettini)
Remco Evenepoel Ex campione del mondo (2022), il belga Remco Evenepoel, 22 anni, ha conquistat­o due Liegi, la classifica finale della Vuelta, due tappe del Giro d’italia e tre edizioni della Clasica di San Sebastian (Bettini)
 ?? ?? Van Der Poel Campione del mondo in carica su strada e nel cross
(per la sesta volta), l’olandese Mathieu Van Der Poel, 29 anni, ha vinto tre Fiandre, una Roubaix, una Sanremo, una Strade Bianche e un’amstel Gold Race (Bettini)
Van Der Poel Campione del mondo in carica su strada e nel cross (per la sesta volta), l’olandese Mathieu Van Der Poel, 29 anni, ha vinto tre Fiandre, una Roubaix, una Sanremo, una Strade Bianche e un’amstel Gold Race (Bettini)
 ?? ?? Tadej Pogacar Sloveno, 25 anni, Tadej Pogacar ha conquistat­o due Tour de France (con 11 tappe), tre Giri di Lombardia, il Giro delle Fiandre, la Liegi e due edizioni della Strade Bianche (Bettini)
Tadej Pogacar Sloveno, 25 anni, Tadej Pogacar ha conquistat­o due Tour de France (con 11 tappe), tre Giri di Lombardia, il Giro delle Fiandre, la Liegi e due edizioni della Strade Bianche (Bettini)

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