Corriere della Sera

Shammah: «È l’ora del ritiro Questa è la mia ultima regìa»

«Addio malinconic­o. Ma devo pensare ai conti del teatro Franco Parenti»

- Di Laura Zangarini

Andrée Ruth Shammah, 76 anni il prossimo 25 giugno, direttrice del Franco Parenti di Milano, dà l’addio «con una certa malinconia» alla regia teatrale. Il suo ultimo spettacolo prima del ritiro sarà Chi come me, dello scrittore e drammaturg­o israeliano Roy Chen, titolo che inaugurerà la nuova sala A2A del teatro milanese con tre preview, da oggi fino al 7 aprile, prima del debutto in prima nazionale il 9 aprile (repliche fino al 4 maggio). Gli interpreti sono cinque adolescent­i — Samuele Poma, Federico Di Giacomo; Chiara Ferrara; Amy Boda e Alia Stegani, affiancati dagli adulti Sara Bertelà, Paolo Briguglia, Elena Lietti, Pietro Micci — ospiti del reparto giovanile di un centro di salute mentale: affetti da disagi psichici di varia natura, riuscirann­o, grazie al potere del teatro e alla gioia di stare insieme, a incrinare le corazze forgiate negli anni da traumi e paure.

«Il fatto che i protagonis­ti siano degli adolescent­i — riflette Shammah — ha il sapore di un passaggio di testimone. Il Misantropo di Molière, il mio precedente spettacolo, e Chi come me sono agli opposti, uno è alta scuola, l’altro è la libertà di improvvisa­re che ho lasciato, io così impaziente, ai miei giovani attori. Davanti a questo addio, certamente malinconic­o, mi rendo conto di essermi privata negli anni di altre opportunit­à, la scrittura, per esempio — ma non solo —, per occuparmi della direzione del teatro e delle questioni anche economiche annesse».

Malinconia non significa però rimpianto. «Sono consapevol­e di quello che sto facendo, sono molto convinta — scandisce la regista —, ho già passato in rassegna il “fare altro” a cui potrò dedicarmi. Quando avrò ottant’anni, cioè da qui ai prossimi quati tro anni, voglio consegnare ai miei “eredi”, spirituali e non, un teatro in totale “sicurezza”. Voglio prima ripianare i debiti che abbiamo contratto con le banche, stiamo ancora pagando i Bagni Misteriosi (le piscine da 50 e 25 m che in inverno si trasforman­o in pista di pattinaggi­o sul ghiaccio, ndr). Ho ancora carisma e autorevole­zza per chiedere sostegni economici, cosa che miei “eredi” ancora non possono fare. Se mi dedico a una regia non riesco a pensare ad altro, sono costretta a “trascurare” la gestione del teatro. Ho l’ambizione di portare avanti un progetto culturale di qualità senza dover dipendere dai finanziame­nti o dalla politica. Non voglio che tutto ciò che ho, che abbiamo costruito finisca. Niente è nostra di proprietà, il Comune ci ha dato in gestione con una Convenzion­e fino al 2036 l’area che comprende teatro e Bagni Misteriosi. Per rinnovare l’intero complesso abbiamo fatto un investimen­to di 23 milioni, raccolti quasi totalmente da privati. Dunque, quando avrò fatto allungare la convenzion­e per ammortizza­re

Gestione «Mi occuperò solo della gestione, voglio ripianare i debiti con le banche»

su più tempo i costi; appianato i debiti; quando insomma sarà tutto pagato, se sarò ancora viva e lucida, magari potrò tornare alla regia». Nessun «grande», osserva Shammah, ha pensato a lasciare un’eredità: «Questo teatro è stato la mia vita, naturale che voglia proteggerl­o. Ho un figlio, Raphael Tobia Vogel, anche lui regista, che ha dimostrato di essere in gamba; i miei collaborat­ori sono persone di grande qualità: sarebbe bello che quello che abbiamo creato durasse nel tempo».

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Una scena dello spettacolo di Andrée Ruth Shammah che inaugurerà la nuova sala A2A
«Chi come me» Una scena dello spettacolo di Andrée Ruth Shammah che inaugurerà la nuova sala A2A
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