Corriere della Sera

Dalle riforme al Fisco Le marcature reciproche tra la premier e Salvini

Scambi e pressioni sui dossier prioritari. L’intesa Lega-udc

- Di Giuseppe Alberto Falci

ROMA Giorgia Meloni e Matteo Salvini sono alleati ma si marcano a vicenda. Per ragioni elettorali, va da sé. D’altro canto il voto delle Europee è un banco di prova fuori ma soprattutt­o dentro la coalizione di centrodest­ra. Ragion per cui se Matteo Salvini invoca un’accelerazi­one sull’autonomia differenzi­ata, l’altra, Meloni, rilancia il premierato, ribattezza­ta «la madre di tutte le riforme». Camminano in parallelo Autonomia ed elezione diretta del presidente del Consiglio. O almeno dovrebbe essere così, stando al patto tra la premier e il suo vice leghista. Martedì 23 aprile la commission­e Affari costituzio­nale del Senato concluderà l’esame del disegno di legge Casellati che vorrebbe introdurre l’elezione diretta del premier. Da quel momento il testo passerà in Aula con l’obiettivo di approvare la riforma al Senato in prima lettura entro maggio. In questo modo Fratelli d’italia potrà sbandierar­e il risultato negli ultimi scampoli di campagna elettorale. «Sul premierato non solo è l’ora ma siamo in ritardo» avverte il ministro Francesco Lollobrigi­da.

Dall’altra Salvini ha puntato i piedi e ottenuto un risultato: la conferenza dei capigruppo di Montecitor­io ha infatti stabilito che la discussion­e generale del testo Calderoli inizierà il 29 aprile. In questo modo il capo della Lega potrà zittire i malumori interni di chi ritiene che la Lega abbia dimenticat­o le istanze del Nord.

Insomma, si tengono d’occhio i due alleati. Basta vedere quello che è successo qualche giorno fa a Montecitor­io. Due mozioni di sfiducia a distanza di poche ore. Una nei confronti di Matteo Salvini, l’altra di Daniela Santanchè. Un doppio test per l’esecutivo ma anche per Lega e Fratelli d’italia. Con i primi a tenere d’occhio le truppe di Meloni nel corso della votazione sul leader della Lega. Viceversa nei minuti del giudizio sulla ministra del Turismo.

Fatto sta che la marcatura a uomo riguarda altri dossier, come ad esempio il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dove si è registrato un braccio di ferro tra Raffaele Fitto, titolare del ministro degli Affari Ue, e Giancarlo Giorgetti, ministro dell’economia, sulle coperture che servono a far muovere il nuovo Pnrr che ha ricevuto il via libera da Bruxelles.

Di sicuro l’altro oggetto della discordia è il fisco. Salvini sogna un’europa con meno tasse, slogan celebre di Silvio Berlusconi. Il leader della Lega vorrebbe introdurre la flat tax e non perde occasione per rilanciare la misura. Di tutta risposta solo quindici giorni fa, nel corso di un convegno sul fisco a Montecitor­io, Meloni ha sottolinea­to che «non dirò mai che le tasse sono una cosa bellissima, sono bellissime le libere donazioni non i prelievi imposti per legge». Una mossa per coprirsi sul fronte «meno tasse per tutti».

Infine, è di queste ore la notizia di un accordo last second tra Matteo Salvini e Lorenzo Cesa. Il leader della Lega e l’ex Dc hanno siglato un patto in vista delle Europee. Patto che prevede la rinascita del gruppo dell’udc a Montecitor­io, grazie al deputato leghista Nino Minardo. E che forse potrebbe servire a Salvini a intercetta­re quella parte di elettorato moderato che alle Politiche del 2022 ha scelto Giorgia Meloni o Forza Italia.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy