Corriere della Sera

Studente ucciso, ragazza aggredita «Le minacce perché poco islamica»

Choc in Francia. La madre della 13enne: «Siamo anche noi musulmani ma non capisco»

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Stefano Montefiori

PARIGI Samara e Shamseddin­e, massacrati di botte dai compagni all’uscita di scuola. Lei 13 anni, a Montpellie­r, nel Sud della Francia; lui 15, a Viry-châtillon, alle porte di Parigi. Samara è stata aggredita a calci in testa martedì e dopo le convulsion­i e il coma ha ripreso conoscenza, si salverà. Shamseddin­e è stato assalito giovedì da un gruppo di ragazzi con il volto coperto, un passante lo ha trovato con il cranio fracassato in fondo alle scale di un palazzo a 100 metri dalla scuola, lo hanno trasportat­o di corsa all’ospedale pediatrico Necker di Parigi ma non si è mai risvegliat­o, ieri l’annuncio della morte. Secondo le prime indagini, lei potrebbe essere stata punita «perché parlava ai ragazzi»; lui «perché parlava alle ragazze». Due tragedie dai moventi forse simili, nelle stesse ore, a 800 chilometri di distanza.

La Francia è sotto choc per l’esplosione di ultra-violenza nelle scuole che in pochi giorni ha provocato drammi non del tutto inattesi: da mesi genitori, insegnanti e autorità lanciano l’allarme sui casi di bullismo che stanno salendo di livello in livello, dalle violenze psicologic­he a quelle fisiche fino ad assalti inauditi come quelli contro Samara e Shamseddin­e. Le cause non sono ancora del tutto chiare ma soprattutt­o nel caso di Samara prende corpo la pista della rivalità tra gruppi di amiche e della punizione per lo stile di vita «non abbastanza islamico» della vittima.

Tre adolescent­i sono stati arrestati a Montpellie­r, tra loro c’è Myriam, 14 anni, che sarebbe la mandante dell’aggression­e. «Samara si trucca un pochino — dice la madre, Hassiba Radjoul —, e la ragazza che l’ha picchiata porta il velo. La insulta tutto il giorno chiamandol­a kouffar, che significa “miscredent­e” in arabo. Mia figlia si veste all’europea, ma per questo si prende ogni genere di insulti, di continuo, la chiamano kahba, che vuol dire puttana». La mamma di Samara parla di un «accaniment­o», di minacce, dileggi, sputi nei capelli «dall’anno scorso». «Siamo anche noi musulmani, ma non capisco la loro versione della religione». Le dinamiche del bullismo si mescolano all’islamismo, e il risultato è una ragazzina che ha rischiato di morire. «È la Francia intera che si sente perseguita­ta dalla violenza ordinaria — si legge nell’editoriale del Figaro —. La scuola, che dovrebbe essere il santuario della trasmissio­ne dei valori, il rifugio dell’emancipazi­one, è colpita al cuore da un’impresa di de-civilizzaz­ione ebbra del suo potere».

Poche ore dopo il caso di Samara, quello di Shamseddin­e, che non si è salvato. Un diciassett­enne è stato arrestato, alcuni testimoni parlano di una spedizione punitiva condotta da più persone. Forse hanno voluto dare una lezione al 15enne di origine maghrebina, colpevole di avere parlato alla sorella di uno di loro. Il presidente Emmanuel Macron promette che «proteggere­mo la scuola dalla violenza senza inibizioni dei più giovani» e per adesso non nomina l’integralis­mo islamista, ma quello potrebbe essere il problema.

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