Eredità Agnelli, il Tribunale: verosimile la frode
Secondo i giudici del Riesame è plausibile l’illecito contestato ai fratelli Elkann
Dal «meccanismo fraudolento» alla base della residenza fittizia di Marella Caracciolo, «consegue anche l’artificiosa rappresentazione della competenza svizzera sulle vicende ereditarie» della moglie dell’avvocato: lo scrive il Tribunale del Riesame nell’ordinanza che ha confermato il secondo sequestro della Procura di Torino — dopo un primo parzialmente annullato — nell’ambito dell’inchiesta sull’eredità Agnelli. Insomma, avrebbero dovuto applicarsi le leggi italiane al pagamento delle tasse e, chissà, alla stessa successione.
Per i giudici — presidente Luca Ferrero, estensore Giancarlo Capecchi — emerge anche una «dimostrata plausibilità del presupposto dell’illecito contestato» ai fratelli Elkann e al commercialista Gianluca Ferrero, cioè la truffa aggravata ai danni dello Stato. Una frode — scrive il Riesame — che «è stata verosimile oggetto di dolo in capo a tutti e tre i fratelli Elkann». Di più: gli stessi, «di fronte al decesso della congiunta, è verosimile che abbiano avvallato (con dolosa volontà adesiva) le strategie già suggerite e realizzate con fattiva assistenza di Ferrero (all’epoca consulente di Marella Caracciolo)». Tant’è che, in relazione alla specie di vademecum ritrovato nella cantina dello studio del professionista, così annotato i giudici: «Il testo del documento rende evidente come i riferimenti anonimizzati alle indicate “Signora X e Y” riguardassero Marella C. e Margherita A.».
Pur trattandosi di pronuncia cautelare, l’ordinanza conferma gli elementi alla base della contestazione fatta dall’aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti: «Non può escludersi ictu oculi una dolosa consapevolezza in capo ad alcuno dei quattro coindagati». Gli avvocati difensori — Paolo Siniscalchi, Federico Cecconi e Carlo Re — avevano sostenuto si trattasse di illecito amministrativo, perché non previsto tassativamente nei reati tributari. Non la pensa così il Riesame: «É evidente come la frode abbia una struttura ben più articolata». Dall’inchiesta è poi «emerso in modo più chiaro come la fonte principale» delle liquidità movimentate, tra fiduciarie e conti esteri, «fossero i flussi di utili percepiti dai soci della Dicembre ss, considerata la “cassa” della famiglia e la reale società controllante, persino rispetto alla notoria holding olandese Exor». Un impero che Margherita, con l’esposto che ha dato il via all’inchiesta, vorrebbe fosse rimesso in discussione.
900 milioni di euro il valore del patrimonio ereditato su cui non sarebbe stata pagata la tassa di successione