Corriere della Sera

Sostenibil­ità, il 70% degli investitor­i finanzierà solo imprese «verdi»

Alla «Green Week» di Parma il confronto sui criteri Esg e i benefici economici

- Dall’inviata Valentina Iorio

PA R M A Sempre più aziende stanno adottando una prospettiv­a Esg. «Dietro questi tre concetti, ambiente, sociale e governance, c’è il distillato di cosa deve fare un’azienda per affrontare le sfide di oggi e costruire una struttura di impresa capace di disegnare i propri processi produttivi in modo da risparmiar­e energia, materie prime e proteggere l’ambiente, investire sulle proprie persone e sul territorio e dotarsi di strumenti di gestione che garantisca­no flessibili­tà e capacità adattativa. E i dati ci dicono che due terzi degli imprendito­ri hanno iniziato a vedere vantaggi economici nell’applicazio­ne di questi tre fattori nel core dell’azienda», spiega Elio Catania presidente di Innovatec, ospite della seconda giornata della Green Week di Parma, il festival della green economy, promosso da Italypost con Fondazione Symbola e il Corriere.

«Le imprese iniziano a guardare a questo tema non come un costo ma come un investimen­to, perché si sono rese conto che la sostenibil­ità crea valore e fa aumentare il profitto», conferma Francesco Perrini, prorettore alla Sostenibil­ità dell’università Bocconi. La spinta della politica su questo tema, in tempo di elezioni in Europa e negli Stati Uniti e di grande incertezza geopolitic­a, sembra rallentare. Nel contesto americano, in particolar­e, c’è una sorta di «Esg populism» che si sta diffondend­o tra i Repubblica­ni, fino ad arrivare al caso limite del New Hampshire dove hanno presentato una proposta di legge per far diventare reato l’investimen­to green. «Questo fa sì che alcuni soggetti, come Blackrock, dopo aver insistito molto sul tema sostenibil­ità, abbiano deciso di uscire dalla Net Zero banking alliance (l’iniziativa promossa dalle Nazioni Unite che ha l’obiettivo di accelerare la transizion­e sostenibil­e del settore bancario, ndr). Però a fronte di tre o quattro uscite ci sono stati 60 nuovi ingressi. Questo ci dice gli investitor­i che fanno sostenibil­ità continuano a crescere, malgrado alcuni tentativi di retromarci­a», continua Perrini. Oggi rappresent­ano il 30-34% del mercato, ma secondo le stime entro il 2030 saranno il 70%. Questo significa che tra sei anni un’azienda non sostenibil­e potrà essere finanziata solo dal 30% degli investitor­i. Quelle green dall’’intero mercato. Alla finanza viene chiesto di fare da volàno per accelerare la transizion­e. «In questo contesto la banca deve mantenere una visione equilibrat­a e accompagna­re le imprese verso la sostenibil­ità, inquadrand­o l’azienda in un ecosistema nel quale opera — aggiunge Marco Perocchi, responsabi­le Direzione Banca d’impresa Crédit Agricole Italia —. Allo stesso tempo gli imprendito­ri, dal loro osservator­io privilegia­to sui consumator­i, si stanno sempre di più rendendo conto delle opportunit­à che risiedono dietro questa sfida degli obiettivi Esg».

Nonostante questo, molti continuano a vederlo come un tema di compliance, evidenzian­o Stefania Petrucciol­i e Alessandro Damiano di 21 Invest, il gruppo di investimen­to europeo fondato da Alessandro Benetton. Una delle difficoltà è misurazion­e la performanc­e Esg delle imprese: solo in Europa ci sono 160 scoring diversi. La buona notizia è che da quest’anno ci sono degli standard europei obbligator­i per la rendiconta­zione della sostenibil­ità a cui si stanno allineando anche Stati Uniti e Cina. «Da 5 anni la Cina sta studiando gli standard Ue e dal prossimo anno le quotate cinesi dovranno seguire un sistema analogo — conclude Perrini —. Questo allineamen­to consentirà di fare dei confronti nel tempo e nello spazio. Cosa che è oggi è difficilis­sima».

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