Corriere della Sera

Assunzioni come «gelati». Così parlavano i Pisicchio

Nelle carte i dialoghi tra i due fratelli dell’ex deputato Ue. Che li difende: certo della loro onestà

- Enrico Filotico

I fratelli Pisicchio rappresent­ano per la Puglia una delle più importanti dinastie della politica. Giuseppe detto Pino, il più grande dei tre e del tutto estraneo alle indagini, nella sua storia ha conosciuto di persona sia la prima che la seconda Repubblica. Una navigazion­e tra alti e bassi tenendo sempre la barra al centro. Eletto con la Dc nel 1987, è passato per Rinnovamen­to italiano di Lamberto Dini, Api di Francesco Rutelli e Centro democratic­o di Bruno Tabacci. Nel frattempo, a livello locale una candidatur­a a sindaco di Bari (contro Michele Emiliano) e il sostegno al fratello Alfonso nel 2005 per l’elezione nel Consiglio regionale pugliese. Nel 2018 l’addio alla politica attiva dopo 24 anni, tornando all’insegnamen­to di Diritto pubblico comparato.

Sui fatti che hanno interessat­o i due fratelli Alfonso ed Enzo, Pino commenta: «Esprimo il mio fermo convincime­nto sulla pulizia morale dei miei fratelli che saranno certamente in grado di difendere il loro onore e la loro dignità con le migliori ragioni». E poi forte della memoria di chi ha vissuto gli anni di Mani pulite aggiunge: «Sembra, in piccolo, un film già visto 30 anni fa. Dopo il trauma ci fu l’epifania del tempo nuovo. Che è sotto gli occhi di tutti. Attenzione, però: nell’entropia del potere legittimo s’infilano, con l’appello alla paura, poteri estranei».

Strada simile quella di Alfonso. Di formazione Dc, non ancora trentenne diventa consiglier­e comunale. Negli anni sarà assessore a Bari, presidente della provincia e consiglier­e regionale. Con l’arrivo di Emiliano gli incarichi lievitano. È nominato prima presidente di Amgas (municipali­zzata del Comune di Bari) e poi vicesindac­o. Nel 2018 il riconoscim­ento: l’assessorat­o all’urbanistic­a. Qui i presunti illeciti ad oggi contestati. Enzo detto Roberto, è il terzo. Meno appariscen­te. Indicato nelle indagini come il faccendier­e del suo secondo fratello.

È su Alfonso e sul sistema creato in Puglia con Enzo che sono puntati i riflettori in queste ore. Stando all’inchiesta, attraverso le assunzioni in società, private e pubbliche che veniva consolidat­o il consenso elettorale. Secondo quanto emerso dalle perquisizi­oni, in casa di Alfonso sono stati ritrovati elenchi con i nomi di persone da far assumere. Per aggirare eventuali intercetta­zioni, i fratelli parlavano al telefono di un «gelato da pagare». Intendendo così l’assunzione di un elenco di persone indicate da Enzo Pisicchio. Sugli elenchi delle persone da far lavorare veniva poi apposta una sigla a seconda del potenziale elettorale: «Ok» per chi portava voti e «Ko» per chi non serviva alla causa e finiva depennato.

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