«È stato il giorno più duro Non è facile trovare le parole per le famiglie sotto choc»
Gallo, una delle psicologhe che affianca i parenti
«C’era chi aveva speranza e chi ha vissuto la disperazione della perdita. Ci avviciniamo loro con cautela, non tutti hanno voglia di parlare. Non è facile. C’è chi aspetta da giorni, da quando si è verificata la tragedia. Volti impietriti, sotto choc. C’è chi non si dà pace. Chi non accetta».
Gabriella Gallo parla con un filo di voce. Si scusa. È tardi, sono quasi le nove di sera. Ieri ha trascorso tutta la giornata vicino ai parenti delle vittime del dramma di Suviana. Ha ascoltato, ha asciugato lacrime, ha retto all’immagine di volti segnati. Non è facile comunicare la morte. Gallo è la psicologa dell’unità di Psicologia territoriale dell’ausl di Bologna e coordina l’equipe degli psicologi contattati dalla Protezione civile e dalla regione Emilia-romagna che da mercoledì danno una mano ai parenti straziati. La giornata di ieri è stata pesante. Durissima. Ore drammatiche. I sommozzatori hanno ritrovato i corpi di tre dei quattro dispersi. Intrappolati a oltre 30 metri di profondità sotto terra, al nono piano del palazzo rovesciato della centrale idroelettrica sul lago di Suviana.
«Siamo arrivati mercoledì. Cinque psicologi da Bologna con altri colleghi regionali dell’emergenza di Parma e di Cesena e dell’ospedale Sant’orsola di Bologna, dove sono ricoverati i feriti». Un lavoro enorme, di grande coordinamento, ci tiene a precisare. Non solo degli psicologi. «Abbiano avuto il supporto della Regione, della Protezione civile, degli psicologi dell’enel, del capo dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri. In tutte le comunicazioni fornite ai familiari c’è stato il lavoro di squadra». Riprende fiato. «Quando in mattinata non erano stati ancora ritrovati i corpi dei tre dispersi c’era bisogno
di comunicare ai familiari cosa si stava facendo, come procedevano le operazioni. Ci sono dei passaggi obbligati, molto delicati. E per ogni passo occorre scegliere le parole».
Alla notizia del ritrovamento di primi due corpi la comunicazione è mutata. «Perché c’era il dramma a dover esser comunicato». Il momento più difficile. «La Protezione civile ci ha messo a disposizione due tende. L’enel, altri locali ubicati dentro la centrale». Ora abbassa il tono della voce e ci prega di lasciarla andare, il lavoro l’aspetta. Vicina a lei ci sono i famigliari del terzo cadavere ritrovato. Quelli degli altri due — dice — sono già ritornati nelle loro abitazioni. «Cerchiano di stabilizzare le loro reazioni. Mettiamo in pratica tecniche di stabilizzazione emotiva. Lo choc è fortissimo, comunicare la morte di un proprio caro è devastante. Occorre riequilibrare lo scompenso emotivo. Conta molto la vicinanza, la relazione affettiva, parlare con parole adeguate, direzionare il pensiero. Cerchiamo di offrire loro gli strumenti che consentano almeno di affrontare il dramma».
La psicologa è diventata un’esperta della materia. Ha coordinato gli psicologi nel terremoto del 2012 e nell’alluvione del maggio scorso in Emilia Romagna; la fase della pandemia da Covid; l’arrivo degli ucraini fuggiti dalla guerra. «Se c’è differenza tra queste esperienze? Questa è una tragedia di portata enorme. Ma fare un raffronto tra tragedie sarebbe riduttivo. L’impatto emotivo per i familiari che vivono e subiscono fatti del genere è sempre devastante. Non si sono tragedie più leggero o meno pesanti».
Gallo parla anche delle difficoltà dei soccorritori. Ci sono anche loro nella trama della vicenda. «Sono messi a dura prova. Operatori dell’enel, della Protezione civile, dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco, tendono a identificarsi nelle persone che hanno di fronte. E si chiedono in continuazione come potrebbero essere più vicini a chi soffre».