«Veloce negli affari come in Formula 1 Ma che tensione il test del gelato»
Leclerc entra in società con gli ex di Grom
«Acasa eravamo tre fratelli vicini di età, il gelato non mancava mai. Quando ho cominciato a correre sui kart, alla fine di ogni giornata, arrivava sempre un cono o una coppetta. Ma le cose sono cambiate quando ho iniziato a fare sul serio: nella ricerca di un millesimo di velocità devi concentrarti su ogni dettaglio e così ne ho potuto mangiare sempre meno: ogni chilo in più perdi tre centesimi a giro». Sorride Charles Leclerc con un barattolo in mano alla fine della cena. Accarezza il cagnolino, tenuto in una mini-cuccia portatile dalla fidanzata Alexandra, lei lavora in una galleria d’arte. Ripensa alle rinunce obbligate, indispensabili per diventare il ferrarista più giovane di sempre a vincere un Gran Premio (Belgio 2019: 21 anni, 10 mesi e 16 giorni).
Proprio cinque anni fa, all’alba della sua avventura in Formula 1, prendeva corpo la dolce tentazione; mentre ieri è cominciata la sua seconda vita da imprenditore: «Volevo aprire una gelateria a Montecarlo, ne parlai con Federico (Grom ndr). Mi disse: “Fallo, ma ci rimetterai soldi. Piuttosto, inventiamoci qualcosa di più rivoluzionario”».
Già, ma cosa? «Ne parlavo con amici e in famiglia: in tanti condividevano il mio stesso bisogno di un prodotto più leggero, di mangiare senza sentirsi in colpa — prosegue il pilota monegasco —. Non avrei mai dato il mio nome se non fossi stato sicuro delle potenzialità di questo team. Voglio vincere in pista, ma anche fuori, e in questa sfida ci metto la stessa meticolosità con cui inseguo il Mondiale con la Ferrari».
«Lec», tre lettere come le grafiche di una volta della F1 («di quando guardavo le gare da bambino»), la scommessa di un gelato a basso indice di calorie: in media il 30% in meno, su alcuni gusti (cinque quelli disponibili, il suo preferito è la vaniglia) sopra il 50%.
Le ricette sono affidate al «mago del freddo», Guido Martinetti, ex triatleta, cofondatore di Grom: «Ho capito al volo Charles: nel running un chilo in più si traduce in 3 secondi in più al chilometro. Il problema è che il gelato prima di tutto deve essere buono, tanti prodotti hanno l’ambizione di essere “light” ma pochi danno soddisfazione. Faremo scuola, le multinazionali del settore ci studieranno, proveranno a imitarci».
L’esempio è la Coca-cola Zero, lanciata sul mercato dopo decenni di tentativi: «Perché consumare zuccheri se esiste un’alternativa che ha lo stesso sapore? Ecco, con “Lec” vogliamo spingere le persone a porsi la stessa domanda. Un po’ di tempo fa, il Milan ci aveva chiesto qualcosa del genere ed eravamo andati abbastanza avanti, ma era un periodo di transizione del club e il progetto si fermò» aggiunge Martinetti.
Il ritorno in «pista» della coppia di gelatai più famosi d’italia coincide con la scadenza del patto di non concorrenza con Unilever («Mai mi sarei aspettato di tornare a parlare di gelato» ammette Federico Grom): società paritetica, il 50% delle quote divise fra Charles e il suo manager Nicolas Todt, figlio di Jean (ex numero uno della Scuderia all’epoca di Schumacher).
Niente locali per ora, vendita nei supermercati, l’altro sogno «proibito» è far breccia negli Usa, grazie alla popolarità della F1, dove il consumo medio procapite di gelato è di 24 litri contro i 12 del nostro Paese, dove le vaschette si consumano a casa.
Charles ricorda la prima prova di assaggio, era più teso che al volante: «Era un blindtest (un test cieco ndr), avevamo messo la vaniglia di cinque concorrenti insieme alla nostra. Non era andato benissimo, ma non sono il tipo che si scoraggia. In pista, davanti a un pianoforte o di fronte a una sfida così».
Rinunce obbligate Mettere un chilo in più significa perdere tre centesimi in pista Io adoro il gelato, ma dovevo inventarne uno con meno calorie
Un team perfetto Se non fossi stato sicuro delle potenzialità di questo progetto non avrei mai dato il mio nome. Pure questo è un Mondiale da vincere