La linea del G7 «straordinario»: evitare azioni che creano tensioni
Biden aveva annunciato l’incontro ma non spettava a lui Poi la premier lo ha convocato «ufficialmente» Meloni presiede la riunione. La «condanna» dell’iran e l’invito ai due Paesi: no a un’escalation
ROMA A Palazzo Chigi, dove si lavora con l’obiettivo di spegnere l’incendio, l’allarme per il rischio che il conflitto mediorientale possa allargarsi ancora è altissimo. Alle cinque della sera, quando lascia la sede della presidenza del Consiglio, l’unica ragione di sollievo per Giorgia Meloni è l’unità, la piena «convergenza di opinioni» riscontrata nella videochiamata di un’ora con Biden, Trudeau, Scholz, Macron, Kishida e Sunak.
La riunione straordinaria annunciata dal ministro Antonio Tajani nell’intervista al Corriere è stata formalmente convocata dalla premier italiana, cui quest’anno tocca la presidenza del G7 e dunque un ruolo di primo piano in questa nuova emergenza. E pazienza, vista la drammaticità del momento, se l’inquilino della Casa Bianca si era mosso per primo già sabato, senza rispettare il corretto iter diplomatico. «Convocherò i leader del G7 per coordinare una risposta unita allo sfrontato attacco dell’iran a Israele», aveva fatto sapere Joe Biden. Peccato che non spettasse a lui, ma a Palazzo Chigi, che alle 7 del mattino si è dovuto attivare per rimediare alla gaffe del presidente americano.
Alle 16 i leader di Stati Uniti, Canada, Germania, Francia, Giappone e Gran Bretagna appaiono in collegamento con Palazzo Chigi e ringraziano Meloni per l’iniziativa. Diversi sono gli accenti, diverso il grado di vicinanza a Israele e di stima nei confronti di Netanyahu, ma bastano pochi minuti perché i capi di Stato e di governo e i vertici della Ue von der Leyen e Michel trovino una sola voce per ribadire «la più forte e inequivocabile condanna dell’attacco senza precedenti dell’iran contro Israele». I leader del G7 confermano solidarietà, supporto e pieno sostegno alla sicurezza del Paese aggredito e accusano Teheran di aver compiuto, con la tempesta di droni e missili, «un altro passo verso la destabilizzazione» della Regione.
Sulla linea degli Stati Uniti, la priorità adesso è scongiurare il rischio di una «incontrollabile escalation». L’iran deve fermare gli attacchi, avvertono i leader riuniti in call da Giorgia Meloni. E Israele, ecco la sostanza politica, deve incassare la vittoria militare conseguita e rinunciare a una vendetta che potrebbe innescare devastanti effetti a catena. Nella nota con cui Palazzo Chigi informa della videoconferenza è scritto che i sette grandi Paesi invitano «le parti», quindi sia l’iran che Israele, «ad astenersi da azioni volte ad acuire la tensione nella Regione». Anche il comunicato ufficiale in inglese è stato indurito dai sette leader rispetto alla bozza preparata dagli sherpa e, tra le righe, non vi è traccia di quella alleanza strategica invocata dal ministro della difesa Yoav Gallant. Il nome di Netanyahu nero su bianco non compare, ma il destinatario degli avvisi è il capo del governo israeliano. «Il tema è lui, non Israele», riferiscono fonti diplomatiche, consapevoli di quanto sia «difficile» convincerlo a non reagire alla ritorsione degli ayatollah.
È il punto più delicato e, per quanto non fosse scontato, i leader del G7 concordano
Su Gaza
Il doppio appello: cessate il fuoco immediato e sostenibile e rilascio degli ostaggi
nell’analisi dell’attacco iraniano: un’azione mirata», «scientifica», «chirurgica». Una dimostrazione di forza per mandare un segnale a Israele, senza far deflagrare il conflitto. «Se Tel Aviv risponde si va fuori controllo», è la preoccupazione condivisa da Biden, Meloni e dagli altri presidenti. I leader del G7, promesso che rafforzeranno l’impegno per mettere fine alla tragica crisi di Gaza e per aumentare l’assistenza umanitaria al popolo palestinese, lanciano un doppio appello. Per un «cessate il fuoco immediato e sostenibile» e per il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas.