Corriere della Sera

LA LEGION D’ONORE ALLA VOLGARITÀ

- di Stefano Montefiori

«Thierry Ardisson decorato con la Legion d’onore? Senza di noi», ha scritto per prima su Libération Teresa Cremisi, editrice tra la Francia e l’italia, oggi alla guida di Adelphi e qualche anno fa di Flammarion. Poi, contro la scelta del presidente Macron di onorare all’eliseo l’animatore per decenni star della tv francese, sono venute le proteste di Antoine Gallimard, Emmanuelle Béart, e di una delle vittime delle sue angherie, Christine Angot. Per capire la mobilitazi­one contro Ardisson bisogna immergersi nella Francia degli anni Novanta e inizio Duemila, quando Ardisson era il re delle interviste tv senza sconti e soprattutt­o senza garbo. Unica bussola, la derisione, sempre e comunque. Anche nei confronti di Christine Angot, autrice di uno sconvolgen­te libro sull’incesto subito dal padre. A rivederla oggi, l‘intervista di Ardisson fa impression­e: il pudore di Angot viene dileggiato, «ma Christine, ma non ridi mai», «ti sto parlando Christine, stammi a sentire o ti prendi uno schiaffone», «e quindi ti hanno dato della puttana eh...». Si dirà che erano altri anni, che non bisogna giudicare il passato con la sensibilit­à di oggi. Ma è oggi che Macron rende omaggio «ai 50 anni di television­e e di creazione» di Thierry Ardisson, proprio nei giorni in cui il pubblico esce turbato e commosso dalle sale dopo aver visto il nuovo film di Angot, «Une famille», che torna su quell’incesto interrogan­do gli altri membri della famiglia. Senza bisogno di essere «woke», molte donne e uomini protestano contro il riconoscim­ento dell’eliseo a una volgarità e misoginia che si sperava fossero di un altro tempo.

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