LA LEGION D’ONORE ALLA VOLGARITÀ
«Thierry Ardisson decorato con la Legion d’onore? Senza di noi», ha scritto per prima su Libération Teresa Cremisi, editrice tra la Francia e l’italia, oggi alla guida di Adelphi e qualche anno fa di Flammarion. Poi, contro la scelta del presidente Macron di onorare all’eliseo l’animatore per decenni star della tv francese, sono venute le proteste di Antoine Gallimard, Emmanuelle Béart, e di una delle vittime delle sue angherie, Christine Angot. Per capire la mobilitazione contro Ardisson bisogna immergersi nella Francia degli anni Novanta e inizio Duemila, quando Ardisson era il re delle interviste tv senza sconti e soprattutto senza garbo. Unica bussola, la derisione, sempre e comunque. Anche nei confronti di Christine Angot, autrice di uno sconvolgente libro sull’incesto subito dal padre. A rivederla oggi, l‘intervista di Ardisson fa impressione: il pudore di Angot viene dileggiato, «ma Christine, ma non ridi mai», «ti sto parlando Christine, stammi a sentire o ti prendi uno schiaffone», «e quindi ti hanno dato della puttana eh...». Si dirà che erano altri anni, che non bisogna giudicare il passato con la sensibilità di oggi. Ma è oggi che Macron rende omaggio «ai 50 anni di televisione e di creazione» di Thierry Ardisson, proprio nei giorni in cui il pubblico esce turbato e commosso dalle sale dopo aver visto il nuovo film di Angot, «Une famille», che torna su quell’incesto interrogando gli altri membri della famiglia. Senza bisogno di essere «woke», molte donne e uomini protestano contro il riconoscimento dell’eliseo a una volgarità e misoginia che si sperava fossero di un altro tempo.