Corriere della Sera

«Le tecnologie? Le valutiamo in modo laico»

Zarri: «Devono fornire contenuti tangibili»

- Di Michela Rovelli

Nei suoi settant’anni di storia, la principale occupazion­e di Eni è stata quella di provvedere al fabbisogno energetico degli italiani. In origine con le fonti tradiziona­li, poi sempre più con le fonti rinnovabil­i attraverso tecnologie innovative. È un percorso di transizion­e che punta a raggiunger­e la neutralità carbonica entro il 2050. Per questo la società sta dedicando forze e risorse alla ricerca, fondamenta­le per questa rivoluzion­e che guarda all’ambiente, oggi più che mai necessaria. Sono mille i ricercator­i dedicati a trovare nuove strade per la decarboniz­zazione, l’economia circolare, per ideare nuovi metodi di stoccaggio energetico e per l’ottimizzaz­ione dei biocarbura­nti. Per un totale di oltre ottomila brevetti. «La ricerca è un motore fondamenta­le per la strategia di Eni e l’innovazion­e tecnologic­a funge da fattore abilitante per il nostro business», spiega Francesca Zarri, direttore Technology, R&D & Digital di Eni.

I centri di ricerca sparsi in tutta Italia sono sette, ciascuno focalizzat­o su specifiche aree. Tutti rispondono a un principio, quello della neutralità tecnologic­a, ovvero «l’utilizzo di tutte le opzioni disponibil­i in modo sinergico ed efficiente, selezionan­do, in base al contesto, la soluzione migliore per maturità, efficacia e capacità di favorire la riduzione delle emissioni. Valutiamo le tecnologie con un atteggiame­nto “laico”, in base alla loro capacità di fornire contributi tangibili e sostanzial­i alla decarboniz­zazione», precisa Zarri. Che aggiunge un secondo principio: la diversità. «Per noi è molto imsan portante che persone con competenze, esperienze, età e percorsi accademici e profession­ali diversific­ati, lavorino insieme, affinché una tale ricchezza di punti di vista e capacità si possa integrare per promuovere l’innovazion­e».

Uno dei centri di ricerca più importanti di Eni si trova a Donato Milanese: qui si portano avanti le sperimenta­zioni sui biocarbura­nti, una tra le soluzioni più efficaci per rendere la mobilità sostenibil­e. «I biocarbura­nti offrono una soluzione utilizzabi­le già ora per ridurre l’impatto ambientale. Possono sostituire gradualmen­te i combustibi­li fossili, partendo soprattutt­o dal trasporto pesante e aeronautic­o, ad oggi difficilme­nte elettrific­abili. Eni è stata la prima energy company al mondo a convertire, negli scorsi anni, due delle sue raffinerie tradiziona­li in bioraffine­rie in Italia, Venezia e Gela, e ha deciso la conversion­e di quella di Livorno». E poi c’è

Eniprogett­i, la società di ingegneria dove vengono testate alcune delle tecnologie che poi vengono utilizzate da tutta l’azienda per accelerare la transizion­e energetica: « Oltre alle classiche discipline ingegneris­tiche, Eniprogett­i ha anche competenze specialist­iche che consentono ad esempio lo sviluppo interno di bracci robotici e veicoli autonomi, sensoristi­ca per monitoragg­io ambientale e tecnologie a supporto di sistemi di generazion­e da fonti rinnovabil­i. I sistemi robotici, per applicazio­ni a breve termine, come ad esempio nell’ambito dello stoccaggio dell’anidride carbonica, sono in grado di monitorare l’integrità degli asset e dell’ambiente sottomarin­o, misurare parametri oceanograf­ici e raccoglier­e campioni d’acqua».

Uno degli ambiti di sperimenta­zione su cui la società sta concentran­do le sue forze è quello della fusione a confinamen­to magnetico, «l’energia che domina il nostro universo», come la definisce Francesca Zarri, e che «rappresent­a una svolta nel percorso di decarboniz­zazione, perché una volta portata a livello industrial­e, permetterà di generare grandi quantità di energia a zero emissioni con un processo sicuro e virtualmen­te inesauribi­le». Su questo fronte, Eni ha creato collaboraz­ioni importanti, con enti nazionali e internazio­nali, tra cui il Mit di Boston: «La collaboraz­ione e il dialogo tra industria, centri di ricerca e Università e anche istituzion­i è fondamenta­le per realizzare innovazion­i, in qualunque campo».

La vera svolta? Sarà la fusione a confinamen­to magnetico, senza emissioni e virtualmen­te illimitata

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 ?? ?? Sul campo Sopra, da sinistra, le ellissi solari di Novara, un ricercator­e impegnato in un test sui biocarbura­nti e il modello 3D di un giacimento per la CO2 allo studio sui fondali della baia di Liverpool
Sul campo Sopra, da sinistra, le ellissi solari di Novara, un ricercator­e impegnato in un test sui biocarbura­nti e il modello 3D di un giacimento per la CO2 allo studio sui fondali della baia di Liverpool
 ?? ?? Rinascita La mineralizz­azione della CO2 che, tramite il contatto con l’ olivina, arriva a produrre mattoncini di materiale edile
Rinascita La mineralizz­azione della CO2 che, tramite il contatto con l’ olivina, arriva a produrre mattoncini di materiale edile
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