Corriere della Sera

Scholz fa pressioni su Xi: fermi Putin

Il grazie di Kiev a Berlino, ma il leader cinese non sarà al summit svizzero. Zelensky firma la legge sulla leva

- Mara Gergolet

BERLINO Tre ore a pranzo, e poi una passeggiat­a nel parco della foresteria di Stato Diaoyutai, seguiti un passo indietro dall’interprete. Olaf Scholz incontra il presidente Xi Jinping e posta una foto su X con due messaggi. «La parola della Cina in Russia conta»; per questo ha chiesto al leader cinese di «esercitare le sue pressioni perché Putin interrompa finalmente la sua folle campagna, ritiri le truppe e metta fine a questa terribile guerra». Il secondo post è per addetti ai lavori: «Io e il presidente Xi concordiam­o: la Cina e la Germania vogliono coordinars­i per promuovere la Conferenza di alto livello in Svizzera e le future conferenze di pace». Il cancellier­e tedesco presenta un bicchiere mezzo pieno. Zelensky da Kiev lo ringrazia: «Caro Olaf, sono grato per la tua leadership», fiducioso che «il primo vertice globale per la pace in Svizzera possa avviare il vero percorso verso una pace giusta per l’ucraina». Ma in realtà Xi non ha mai detto quello che forse Scholz — per conto di Ue e Usa — era venuto a proporgli: di partecipar­vi.

La risposta cinese è stata affidata preventiva­mente, come vuole la liturgia del partito comunista, ai portavoce. I quali spiegano che Pechino sarà lieta di partecipar­e a vertici «con la Russia e l’ucraina». Ma quello di Lucerna a giugno, appunto, con oltre 100 invitati, non prevede la presenza russa. E quindi non vedrà neppure quella di Xi.

Era troppo attendersi da Scholz un passo risolutivo, qualunque sia il messaggio che recapiterà a Zelensky e Biden. Il cancellier­e era andato in Cina in viaggio d’affari, il secondo del suo mandato. E ha portato con sé una tale delegazion­e di amministra­tori delegati (Mercedes, Bmw, Volkswagen, Basf, Bayer), che è chiaro a tutti cosa Berlino intenda per de-risking: un allontanam­ento dalla Cina da compiersi il più tardi possibile. Di questo, soprattutt­o, Scholz ha parlato con Xi e poi con il premier Li Qiang. Ha chiesto che le aziende tedesche ed europee abbiano condizioni eque in Cina e che Pechino metta un freno alla sovraprodu­zione, con cui sta inondando i mercati saturandol­i di prodotti (sussidiati) a bassissimo costo. Xi ha replicato che è grazie a loro se l’inflazione ha frenato, e che la tecnologia verde cinese aiuta contro il cambiament­o climatico. In questo, entrambi i leader sono stati chiari e fermi.

La diplomazia, invece, passi risolutivi ieri non ne potuti fare. E così, mentre l’artiglieri­a russa spara nei dintorni di Kharkiv, uccidendo due persone in una scuola-caserma, Volodymyr Zelensky ha fatto quel che spetta al presidente in guerra: firmare la nuova legge per la mobilitazi­one.

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