Tra caos e euforia La prima volta «fuori di casa»
Da Ikea una mostra sulla vita indipendente
Èeuforia o un leggero senso di smarrimento? Lo scricchiolare del pavimento a cui bisogna ancora abituarsi, il cigolio di una porta nuova, l’inaspettato rumore che arriva in camera da letto. La prima casa lontani da casa non si scorda: lasciare la famiglia di origine è pur sempre una forma di iniziazione alla vita adulta e spesso si celebra con una pizza mangiata sul pavimento (perché magari il tavolo ancora non c’è) assieme all’anima pia che ci ha aiutato nel trasloco.
È divertente il progetto di Ikea per questa Design Week, in via Tortona 58, nella formula «1st», che sta per «prima volta» (fuori casa). Prima di tutto, la faccia che abbiamo avuto tutti una volta varcata la soglia di questa nuova vita, una faccia che in genere si chiede: «da dove comincio?»
Sì, perché sappiamo quale forma assumeranno le nostre giornate per le settimane successive: un gigantesco scatolone da disfare. La prima volta da soli sa di cartone, strofinacci della mamma, detersivo e imballaggi. E infatti le installazioni (progettate dall’architetta Midori Hasuike e dallo spatial designer Emerzon, insieme al light designer Anders Heberling) allestite nel Padiglione Visconti sono cumuli di scatoloni, abiti appoggiati sul letto, divani pronti ad accogliere corpi stanchi.
Facile indovinare il filo che ci porta dritti allo spirito dell’azienda svedese: in questi casi mobili e arredi devono essere agili, facili da montare, poco costosi e soprattutto comodi. «Ricordo bene quando, a 21 anni, lasciai la casa di origine di Rozzano per andare a vivere a Milano, in zona
Lambrate», racconta lo scrittore Jonathan Bazzi, oggi trentottenne autore di libri di successo come Febbre o Corpi minori. «Era come diventare finalmente padrone di scrivere il mio tempo, di definire i miei orari. Qualche giorno dopo essermi sistemato andai a comprare dei dolci turchi alle dieci di sera, mi sembrò una trasgressione notevole».
Gli orari, infatti. Andare a vivere da soli ridisegna il senso del tempo e così 1st propone un intero piano dedicato a letti sfatti, da provare, tastare, sprimacciare: possiamo andare a dormire alle nove di sera o alle quattro del mattino, non è questa una forma di libertà? E in fondo ogni generazione ha avuto i suoi modelli «first»: c’è, per esempio, chi è cresciuto con le vite dei coinquilini di Friends, dove a Rachel (una giovane Jennifer
Aniston) abbiamo perdonato anche il pasticcio di carne con zuppa inglese. È proprio su queste forme di battesimo al diventare grandi che si concentra il palinsesto pensato
Era come diventare finalmente padrone di scrivere il mio tempo, di definire i miei orari. Giorni dopo essermi sistemato andai a comprare dei dolci turchi alle dieci di sera
Jonathan Bazzi
da Ikea, con talk e micro spettacoli serali nell’hangar. «Ricordo anche — prosegue Bazzi — che preso dall’entusiasmo costringevo i miei coinquilini a lunghi dibattiti fino a notte fonda». Tutto bene se non ti capita, come accade a Ted di How I Met Your Mother, di andare a vivere con una affiatatissima coppia che magari un po’ di privacy la vorrebbe. Dunque, bene i divanetti a due e a un posto singolo, per delimitare i confini.
E per chi, invece, sceglie il brivido ineguagliabile della vita solitaria, rigorosamente a uno? Be’ per prima cosa bisogna sapere che «vivere da soli-soli» significa libertà assoluta di mangiare a qualsiasi ora e da qualsiasi scatola o barattolo, alzarsi a qualunque ora della notte con più o meno indumenti indosso e maratone di serie tv. Dunque meglio procurarsi da subito una bella agenda per segnare i ritmi e trovare un equilibrio tra goduria e salute.