Corriere della Sera

«Sei bellissima»

«La finale di Istanbul mi ha convinto, quest’inter mi ricorda quella di Herrera Vederla giocare è piacevolis­simo»

- Di Daniele Dallera

Lunedì sarà a San Siro a vedere il derby?

«Non credo, poi è Milan-inter…, no no, sto a casa. Scusi ma l’intervista esce prima del derby?».

La scaramanzi­a, Massimo Moratti la supera in dribbling, con intelligen­za e col piacere di parlare dell’inter: «Il bel gioco è la sua caratteris­tica principale. Piacevolis­sima da vedere, a volte mi ricorda l’inter di Herrera: io considerav­o meraviglio­so per certi versi il gioco tutto verticale di Herrera, ma questa Inter con un sistema sicurament­e diverso, se vogliamo moderno, lo esprime al meglio».

Se l’aspettava così forte?

«Dopo la finale di Champions era chiaro che fossi più convinto che si potesse arrivare a un traguardo prestigios­o, come la seconda stella, ma forse per scaramanzi­a o prudenza non volevo essere così sicuro. Ma fin dalle prime partite si è compresa la vera dimensione dell’inter».

Chi mette sul suo podio nerazzurro?

«Barella, Dimarco e Lautaro».

Le motivazion­i.

«Barella ha avuto una crescita fantastica nel controllo del gioco e dei tempi. Coraggioso e generoso, non lo vedi mai al risparmio. Dimarco rappresent­a la volontà, il senso di appartenen­za, un valore che ha trasmesso ai tifosi. Lautaro è la classe, il senso del gol, il dribbling, un attaccante di grandissim­a qualità».

La sua competenza le permette anche un riferiment­o storico: a chi assomiglia Lautaro nell’epopea nerazzurra?

«È abbastanza unico, difficile inquadrarl­o, forse lo si può accostare a Milito».

Ma il suo attaccante preferito resta Ronaldo il Fenomeno?

«Non ci sono dubbi, lui è fuori classifica».

Qual è il ruolo che la impression­a, la incuriosis­ce di più?

«Sono tutti importanti, ogni ruolo ha una sua logica, ma il regista che imposta il gioco e detta i tempi è quello che emerge. E se prima ho accennato a Barella, Dimarco e Lautaro, non si può non citare Calhanoglu, che sta orchestran­do alla perfezione il gioco. E mi faccia dire anche di Mkhitaryan che sorregge alla grande Calhanoglu».

Come considera Inzaghi?

«È un grande lavoratore, ha poi una qualità importante: non si accontenta mai, è pignolo nel ricercare la migliore soluzione per la squadra. Mi ha sorpreso la sua dote nel valorizzar­e il gruppo e nel dare sempre le giuste motivazion­i».

Come spiega la netta supremazia dell’inter?

«C’è una notevole superiorit­à rispetto alle altre squadre, così com’è successo la stagione passata con il Napoli: le squadre avversarie hanno sicurament­e avuto dei problemi, non sono state all’altezza dell’inter che, tranne il regalo di due anni fa, i suoi punti li ha conquistat­i con grande merito».

Lo scudetto del Milan è stato quindi «un regalo dell’inter»?

«Ne sono convinto».

E vincerlo eventualme­nte lunedì contro il Milan, nel derby, le regala un piacere particolar­e?

«La seconda stella basta che arrivi, non mi farei un complesso di doverla conquistar­e proprio nel derby. Altra cosa è la sfida col Milan, vincerla è importante, perché non è una partita come le altre».

Come si costruisce una squadra da scudetto?

«La base è arrivare ad avere una rosa sufficient­emente forte, convinta delle proprie qualità, che migliora costanteme­nte, poi magari la società l’aiuta a crescere facendo gli acquisti giusti, l’allenatore fa un buon lavoro, il carattere e la personalit­à dei giocatori sono importanti, si instaura il rapporto ideale con i tifosi, prima o dopo il risultato buono tipo lo scudetto arriva. Bisogna avere un po’ di pazienza. Tra il buono e l’ottimo c’è poi anche la fortuna».

Questa Inter da scudetto dove e come va migliorata?

«La vedo bella, non è facile in questi casi inserire nuovi giocatori che non siano invadenti, quando una squadra funziona così bene non è semplice dare delle botte di migliorame­nto».

Ci penserà Marotta.

«Si muove con indubbia capacità, ha poi una responsabi­lità piena e delicata che lo espone sul piano pubblico e che svolge benissimo».

Steven Zhang, il presidente, sta vivendo momenti delicati, dagli sviluppi più diversi.

Qual è il suo auspicio?

«Zhang ha avuto ottimi risultati, ha tenuto la squadra su un livello di notevole prestigio anche a livello internazio­nale, per un tifoso sarebbe assurdo criticarlo. Il futuro? Bisognereb­be essere informati, cosa che io non sono».

La sua insieme a quella di papà Angelo è stata l’era Moratti, siete entrati nel mito. Ma anche lei ha provato il momento, quello di passare la mano, del cambio, dell’abbandono: che momento è?

«Psicologic­amente lo affronti lavorando su te stesso, perché devi renderti conto che non sei padrone del mondo, che certe cose bisogna farle, con i tempi e i modi giusti. Allora non si soffre tanto e se si soffre sai che i dolori della vita sono ben altri. Bisogna vedere come e con chi avviene il passaggio. Certo che se una cosa, un bene te lo portano via, è tutto diverso: il mio auspicio è che tutto possa evolvere nel modo migliore per l’inter».

Sul podio Barella ha avuto una crescita fantastica, Dimarco è volontà e senso di appartenen­za, Lautaro è la classe, il senso del gol

Quest’anno lei ha deciso e avviato il passaggio azionario della Saras: è una situazione diversa rispetto all’inter?

«Decisament­e diversa: la Saras è la produzione che ha consentito poi il piacere di avere l’inter».

La seconda stella nel derby? L’importante è che arrivi. Però lunedì si gioca col Milan e vincere col Milan è sempre importante

Ha momenti di nostalgia per l’inter?

«È legata agli uomini che hanno reso grande l’inter, magari a certi giocatori, o al

lenatori, ai quali sono riconoscen­te, questo è un sentimento vero, sincero».

Un nome, Mourinho: è finita male con la Roma.

«Mi spiace tantissimo, immagino che ne soffra, ma le sue capacità le conosco e restano. Credo che a Roma, nonostante De Rossi stia facendo un grande lavoro, siano rimasti legati a Mourinho».

Ogni tanto vi sentite, quando lei vuole parlare di calcio magari?

«Per fortuna, di calcio si può parlare con tutti, è uno sport bellissimo, da ragazzino giocavo per strada e in spiaggia, è facile da praticare, è il motivo per cui esiste Inter Campus. Poi altra cosa è giocarlo bene, diventare profession­ista, ma il divertimen­to e il fascino di questo sport sono unici».

Uno spunto tattico: le piace questa famosa costruzion­e dal basso?

«Non la capisco, espone a dei rischi per me inaccettab­ili».

L’estate porta gli Europei: chance per la Nazionale di Spalletti?

«Un tecnico che sa far giocare bene le sue squadre, ci tiene tantissimo. Poi pare che con Retegui e Scamacca il problema del gol possa essere risolto».

E il suo amico Mancini: come si fa ad andare ad allenare in Arabia Saudita? I soldi giustifica­no tutto?

«Lasciando perdere questa ultima scelta, anche di lui come di Mourinho devo parlare bene, perché ha sempre lavorato al 100 per cento e con ottimi risultati. E fare l’allenatore è il mestiere più difficile del mondo. Mi spiace un po’ che andando in Arabia si sia tolto dal grande calcio».

Chiudiamo con l’inter: che voto le dà?

«Beh la seconda stella si accompagna al 10: il voto è questo».

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 ?? (Getty Images, Ap) ?? Festa nerazzurra Abbracci dopo un gol dell’inter, da sinistra: Dimarco, Thuram, Lautaro, Darmian e Barella. Nella foto a destra, Massimo Moratti solleva la Champions conquistat­a dai nerazzurri a Madrid nel 2010
(Getty Images, Ap) Festa nerazzurra Abbracci dopo un gol dell’inter, da sinistra: Dimarco, Thuram, Lautaro, Darmian e Barella. Nella foto a destra, Massimo Moratti solleva la Champions conquistat­a dai nerazzurri a Madrid nel 2010
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 ?? ?? Seconda stella
Seconda stella
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