City-real è il meglio che c’è Stelle d’europa da 2,3 miliardi
Champions: la sfida tra gli specialisti di coppe Guardiola e Ancelotti
Pop corn e patatine. No, meglio: tapas e fish and chips. Vabbè, vedete voi: l’importante è mettersi comodi sul divano e farsi trovare pronti per le 21, tenendo presente che la notte potrebbe essere lunga, dannatamente lunga, perché dopo l’ipnotico 3-3 della gara d’andata la resa dei conti di questa sera fra Manchester City e Real Madrid si preannuncia come lo show calcistico dell’anno. Storia, fuoriclasse, strategie, equilibrio: da una parte gli inglesi campioni in carica, dall’altra gli spagnoli che la grande coppa l’hanno alzata quattordici volte. La finale anticipata: senza particolare originalità l’abbiamo ribattezzata così un po’ tutti. Detto in un altro modo? Questa è la Champions, bellezza: meravigliosa e spietata, non guarda in faccia a nessuno.
All’etihad Stadium (arbitra il nostro Orsato) va in scena la notte delle stelle, in campo e in panchina. Uniti anche da un rispetto reale, non di facciata, con l’italia a fare da denominatore comune, Pep Guardiola e Carlo Ancelotti si preparano alla sfida nella sfida. Così diversi, così simili: con dieci Champions vinte tra campo e panchina, sono due specialisti. Meglio: «gli» specialisti. Maestri assoluti. Di tattica ma anche di comunicazione. Perché la Champions, si sa, si vince prima di tutto con la testa.
«Per me affrontare il Real è sempre speciale, lo rispetto molto, ma non lo temo — sorride Pep Guardiola, uno dei simboli dell’orgoglio indipendentista catalano —. Un altro triplete? Siamo ancora molto lontani. Spero che i miei sentano la pressione, abbiamo bisogno di quella fame. La nostra gente ci aiuterà». «Può succedere di tutto, ma l’ambiente non sarà determinante. L’imbattibilità del City è fatta per essere interrotta — ha risposto col solito self control Carletto, che vuole a tutti i costi la rivincita dopo l’eliminazione in semifinale del 2023 —. Se lo 0-4 dell’anno scorso non mi fa dormire? Niente mi leva il sonno, solo se mangio troppo...».
Il 3-3 di sei giorni fa non dà vantaggi: abolita l’anacronistica regola dei gol in trasferta, in caso di parità ci sono supplementari e rigori. Nel City la buona notizia è il ritorno di De Bruyne, ammalato a Madrid, ma l’attesa maggiore è per Haaland, dopo che il flop dell’andata ha alimentato le critiche di chi lo accusa di fallire i big match. In Spagna non si spengono le indiscrezioni su un suo sbarco futuro alla Casa Blanca, dove ritroverebbe l’amico Bellingham: compagni a Dortmund, avversari stasera in Champions, possibili compagni di squadra un domani. Vedremo.
Le due rose messe insieme valgono 2,3 miliardi di euro, come metà serie A, dieci squadre nostre. Valore simile, oltre i 2 miliardi, anche per Bayern-arsenal, l’altro duello stellare di stasera, che parte dal 2-2 dell’andata. La bellezza di questi quarti di finale, che ci appaiono così lontani, così irraggiungibili, si spiega anche così: per costruire uno show vincente le idee contano, ma i soldi pure. Dopo l’expolit della stagione scorsa, quando a questo punto in Champions erano ancora in corsa Milan, Inter e Napoli, quest’anno dobbiamo accontentarci della coppa minore, l’europa League: non è la stessa cosa, certo, ma è meglio di niente. Ed è comunque il segnale inequivocabile di una crescita del nostro movimento. Roma-milan e Atalanta-liverpool saranno il nostro piatto forte, domani. Ma stasera, tapas e fish and chips.
Il duello
Attesa per Haaland, dopo il flop dell’andata: ritrova l’ex amico Bellingham