Corriere della Sera

Un test per scoprire l’omosessual­ità Il ministero dovrà risarcire l’agente

Vercelli, il poliziotto era stato accusato di avances da due detenuti

- Di Simona Lorenzetti

VERCELLI Due detenuti accusano un agente della penitenzia­ria di aver ricevuto da lui delle avances. E l’amministra­zione sottopone il poliziotto a una visita psichiatri­ca per verificare se è omosessual­e. È successo a Vercelli. Ora la guardia dovrà essere risarcita per il danno morale subito.

Lo ha deciso il Tar del Piemonte, che ha accolto il ricorso dell’agente e condannato il ministero della Giustizia a versare un indennizzo di 10 mila euro.

La vicenda risale al 2022 e dopo la denuncia dei detenuti è stato avviato un procedimen­to disciplina­re: da qui i controlli di natura psichiatri­ca disposti dall’amministra­zione penitenzia­ria per «far chiarezza sulla sua personalit­à». Secondo i giudici, la scelta di sottoporre l’agente a un test psichiatri­co sarebbe stata «arbitraria e priva di una valido supporto giuridico, oltreché tecnico scientific­o, atteso che l’amministra­zione indebitame­nte ha operato una sovrapposi­zione tra l’orientamen­to sessuale dell’agente e la necessità di “fare chiarezza sulla personalit­à”, operando un’illegittim­a interferen­za tra la presunta omosessual­ità e l’esistenza di un disturbo della personalit­à». Nel ricorso il poliziotto aveva sottolinea­to di essere stato «messo alla gogna»: gli erano state rivolte «domande ambigue» sul suo orientamen­to sessuale e poi era stato indirizzat­o, per «accertamen­ti psichiatri­ci», alla Commission­e medica ospedalier­a di Milano. I sanitari non rilevarono elementi da cui ricavare l’inidoneità al servizio e le contestazi­oni disciplina­ri vennero archiviate. Ma per i giudici il danno c’è: «Un danno sotto forma di sofferenza morale, in quanto veniva messa in dubbio l’idoneità del dipendente in ragione di quello che si presumeva fosse il suo orientamen­to sessuale, veicolando l’idea per cui l’omosessual­ità potesse essere ritenuta un disturbo della personalit­à». Per il Tribunale ciò che rileva «è la condotta consistita nell’aver attribuito al dipendente uno stato di salute tale da rendere necessario un accertamen­to psichiatri­co, notoriamen­te connotato da un grado di “invasività” non trascurabi­le, in particolar modo nei casi in cui tale accertamen­to attenga all’orientamen­to sessuale». L’agente aveva anche lamentato di essere stato deriso dai colleghi e di avere vissuto una «forte situazione di stress», tanto da cambiare sede di lavoro. Ma su questo il Tar non ha riconosciu­to il diritto a un risarcimen­to.

La sentenza

I giudici: il questionar­io è «arbitrario» e ha provocato «sofferenza morale»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy