Corriere della Sera

INSEGNIAMO A USCIRE DI CASA

- Di don Antonio Mazzi

Ai nostri ragazzi dobbiamo insegnare che nelle vecchie automobili esisteva la frizione. Nelle nuove io non so cosa esista, però qualcosa di simile non può non esserci.

Vi farò ridere se parto da così lontano, ma sono abituato a vivere con loro da sempre e i linguaggi accademici me li sono dimenticat­i. Deve esistere un necessario coordiname­nto tra freni e frizione, ma mentre i freni bloccano e basta, la frizione ti permette di rallentare solo per poter cambiare marcia e non per fermarti.

Bisogna far capire loro, soprattutt­o se adolescent­i, che gli interventi educativi che noi facciamo, se li accolgono con attenzione e coscienza, subito sembrano «frenate», ma un momento dopo si capisce che hanno avuto un rallentame­nto intelligen­te per poter ripartire. Gli educatori devono essere «attrezzati» e devono avere proposte altrettant­o sensate dopo certe «ipotetiche fermate». E la nuova partenza deve avere le caratteris­tiche non solo di nuove strade ma soprattutt­o di nuovi incontri. L’uomo che viaggia da solo, resta privo di incontri, diventa povero.

C’è una bellissima parabola ebraica che dice che ogni uomo viene al mondo con una piccola fiammella sulla fronte e quando incontra un altro uomo le due fiammelle si fondono e si rinnovano. L’incontro genera luce. Quando, invece, un uomo per molto tempo resta privo di incontri, la stella/fiammella pian piano si affievolis­ce fino a che si spegne.

Le relazioni si incontrano e obbligano a farci domande non superficia­li e a tentare progetti di vita, capaci di qualificar­e e di dare colori diversi alle situazioni personali e sociali. I percorsi più educativi e formativi avvengono cammin facendo, incontrand­o il mondo fatto di un noi aperto come paracadute sulle situazioni più o meno provocator­ie. Le strade dei ragazzi di domani devono aiutarli a dare significat­o ai silenzi. Perché dovranno parlare gli occhi, le mani, i piedi, i sassi nelle scarpe e le nostalgie del cuore. Questo nuovo

Conoscere la strada

Le curve sono problemati­che solo se vai dritto altrimenti le vedi, le interpreti e vai Dobbiamo ridurre i disagi

tempo dell’educazione deve allargarsi al mondo intero con il corpo intero. I nuovi sentieri che dobbiamo percorrere per essere compagni veri dei nostri giovani, vanno ripensati, riunifican­do le radici e ri-accordando le loro anime.

Insegniamo ad uscire di casa. La strada, la piazza e la terra non sono mai state impure. Se c’è qualcosa di impuro è dovuto alle scorie di velocità «depresse». Come spiegare ai nostri ragazzi che le curve sono problemati­che solo se vai dritto altrimenti le vedi, le interpreti e vai. Vogliamo ridurre i disagi anziché fare le gare per commentarl­i?

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