La lampada con le bolle vince tra i neo designer
Alluminio e Pvc gonfiabile: a una coppia cinese il Salonesatellite Award. Oltre 600 i partecipanti
«Potrei chiamarla “Balloon Lamp”, oppure suona meglio “Bubble Lamp”?», così il giovane designer Zhen Bian si rivolge alla sua compagna Chang Qian. Hanno appena conquistato il primo premio delle 13esima edizione del Salonesatellite Award, ma non hanno ancora trovato un nome per la loro creazione. L’approccio dei soci cinesi dello Studio Ololoo riflette quello che il Salonesatellite rappresenta dal 1998, un processo creativo che continua a evolversi e non si ferma mai, come le idee dei suoi protagonisti. Quest’anno il riconoscimento è andato alla lampada della collezione «Deformation Under Pressure», un mix di sostenibilità e innovazione che combina Pvc gonfiabile (un polimero) e una struttura di alluminio in tensione. Ma è solo un angolo di quello che è di fatto diventato da satellite a galassia proiettata sul design di domani, con tanti giovani progettisti esordienti da tutto il mondo. La migliore piazza per conoscere le tendenze del settore e incontrare aziende che possano proporre loro delle collaborazioni.
I partecipanti sono oltre 600, provenienti da 32 Paesi. Per quanto lontani geograficamente e culturalmente, tutti conoscono Marva Griffin e Marva Griffin conosce ognuno di loro. La fondatrice e curatrice del Salonesatellite, venezuelana ma milanese d’adozione, è da 25 anni il motore vivente di questa realtà, una ricorrenza che è orgogliosa di festeggiare. «Tanti colleghi stranieri mi chiedono di realizzare un “Salonesatellite” nelle loro realtà oppure mi domandano come abbia fatto a crearlo. Resterà un mio segreto, non è forse questo il mio know how?», scherza Griffin. «Quello che posso raccontare è l’atmosfera unica che si respira, dove anche nell’era di internet avvengono incontri autentici. Tra un giovane designer e un imprenditore, tra un designer e un altro designer. Quest’anno chi partecipa usufruisce anche di un programma di mentoring, condotto dai partecipanti delle passate edizioni. Un sapere che si trasmette e una fucina costante di idee, spesso di amicizie, o perfino di amori».
Sulle opportunità professionali le fa eco Carlo Urbinati, fondatore di Foscarini e anche presidente di Assoluce: «Posso provare il valore di questa realtà. Qualsiasi azienda come la mia, e a Milano nella settimana del Salone ve ne sono tante, si interessa alle opere di questi talenti. Abbiamo bisogno di una forza creativa che sappia dare nuova linfa al nostro mondo. Il Salonesatellite è ciò che congiunge quello di solide realtà con quello dei designer al via».
Un trait d’union che ancora una volta non ha confini. Dalla danese Patricia Arvid, notata da Caimi nel 2018 e vincitrice nel 2020 a soli 28 anni del rinomato Compasso d’oro, alla Prince Sultan University, che porta i suoi studenti dall’arabia Saudita al Salone, presentando le opere realizzate dai laureandi del proprio dipartimento. La giovane Emeline Ong di Singapore presenta «Pastille», tavoli monolitici che combinano femminilità e forza. Il designer Sina Karbassian propone dall’iran una serie di lampade che possano fare luce sul mondo, anche quello interiore. «Ho trovato la mia identità attraverso gli oggetti intorno a me e su questi posso rispecchiare la mia visione del mondo», ha raccontato. Tante creazioni e altrettante storie, ma solo alcune potevano essere premiate.
Sul podio con Studio Ololoo, conquistano l’award Filippo Andrighetto, con la libreria in legno «Veliero», e il team bolognese di Egoundesign, che con il progetto «Voronoi» propone delle tazzine per il caffè in ottone realizzate con un’inedita stampa 3D. L’idea deriva dalla pratica zen dello «stone balancing», prova di ibridazione tra diverse culture. Anche loro hanno ricevuto il trofeo ispirato alla «sedia per visite brevissime» di Bruno Munari e disegnato da Daniele Basso, non a caso un artista riconosciuto che è passato ai suoi esordi dal Salonesatellite.
Fondatrice e curatrice Marva Griffin: «Dopo 25 anni questo resta un posto di scambio di saperi e amicizie»