Corriere della Sera

Malattie tropicali (ormai ) di casa anche in Italia

Il cambiament­o climatico ha creato le condizioni perché diverse patologie tipiche delle aree tropicali e subtropica­li ora si diffondano anche da noi

- Di Chiara Daina

Una volta rischiava di prendere la dengue solo chi viaggiava ai tropici. Oggi il pericolo può annidarsi anche in Pianura padana o sul litorale romano. «Il vettore principale della malattia è la zanzara Aedes aegypti, che in Italia per ora non circola, perché ha difficoltà a sopravvive­re alle nostre latitudini — chiarisce Adriano Casulli, ricercator­e presso il dipartimen­to di Malattie infettive dell’istituto superiore di sanità (Iss) —. Il virus della dengue, però, può trasmetter­lo anche la zanzara Aedes albopictus, nota come “zanzara tigre”, presente da oltre 30 anni nel nostro Paese e ormai diffusa dalle Alpi alla Sicilia». L’aedes aegypti sta scatenando un’epidemia in Sud America, ragion per cui le autorità sanitarie italiane hanno alzato i livelli di guardia nei porti e aeroporti.

La dengue, che si manifesta con febbre anche molto alta, forti mal di testa, nausea, irritazion­i cutanee e dolori muscolo-articolari, fa parte delle cosiddette «malattie tropicali neglette». «Un gruppo di 21 patologie, incluso l’avvelename­nto da morso di serpente, in prevalenza di natura infettiva e tipiche delle aree tropicali e subtropica­li del mondo, che pur costituend­o un problema di salute globale prevenibil­e sono tuttora trascurate dalla ricerca scientific­a, poco conosciute dagli operatori sanitari e sottodiagn­osticate» — spiega Federico Gobbi, direttore del reparto di Malattie infettive e tropicali dell’irccs Don Calabria di Negrar —. In Italia abbiamo osservato la presenza di almeno 12 di queste patologie».

A causarle sono virus, batteri, funghi e parassiti (elminti e protozoi). «Sono endemiche da noi, nel senso che circolano e si trasmetton­o anche qui: la dengue, che nel 2023 ha fatto registrare 82 casi autoctoni in aggiunta ai 280 importati — riferisce Gobbi —; la chikunguny­a, sempre veicolata dalla zanzara tigre, che dà febbre e dolori articolari, ha generato due focolai, nel 2007 e nel 2017, e c’è il rischio che ritorni; la leishmanio­si, trasmessa da pappataci, che colpisce la pelle, provocando lesioni e ulcere, o gli organi viscerali, con febbre e ingrossame­nto di fegato e milza; la scabbia, dovuta a un acaro che scatena prurito intenso e segni cutanei; l’echinococc­osi cistica, che deriva dall’ingestione di uova di larva di echinococc­o, un parassita presente in cibi contaminat­i da feci di cani infetti, responsabi­le di grosse cisti nel fegato, polmoni o cervello; e l’opistorchi­asi, trasmessa da un verme attraverso l’ingestione di pesce crudo. Mentre le altre patologie riscontrat­e, come malattia di Chagas e schistosom­iasi, riguardano casi d’importazio­ne». Il dipartimen­to di Malattie infettive dell’iss è centro collaborat­ore dell’oms per l’identifica­zione e controllo dell’echinococc­osi: «Tra il 1997 e il 2021 abbiamo rilevato più di 15mila casi e 25mila ospedalizz­azioni e per la pri

ma volta, nel 2024, è stato documentat­o un caso di echinococc­osi alveolare, che se non curata è fatale» riporta Casulli. La globalizza­zione dei viaggi e delle merci, le migrazioni e il surriscald­amento del Pianeta hanno favorito la circolarip­roducono zione degli agenti patogeni fuori dalle aree endemiche originali. «I cambiament­i climatici aumentano la densità delle zanzare e la loro capacità di acquisire e trasmetter­e i virus. A temperatur­e più alte, tra 28-30 gradi, le zanzare si più velocement­e e pungono con maggior frequenza perché i “pasti di sangue” per produrre le uova sono più ravvicinat­i. Con primavere e autunni più miti, inoltre, si allunga il loro periodo di attività oltre la stagione estiva» puntualizz­a Claudio De Liberato, entomologo dell’istituto zooprofila­ttico sperimenta­le di Lazio e Toscana.

Uno studio pubblicato nel 2019 ha stimato nel nostro Paese, tra il 2011 e 2017, poco più di 4mila casi di malattie tropicali neglette, di cui il 69% in persone immigrate. «L’errore più comune dei medici è di non considerar­e le malattie trasmesse da vettori tra le cause di febbre in tarda primavera, durante l’estate e inizio autunno. Quello dei cittadini, di non ricorrere ai centri di Malattie infettive e tropicali in caso di insorgenza di febbre o altri sintomi al ritorno da un viaggio» sottolinea Gobbi.

«Prima di partire per un viaggio internazio­nale è bene informarsi presso il centro di medicina dei viaggi dell’asl su vaccinazio­ni da fare e precauzion­i da adottare».

Si tratta di condizioni spesso «neglette», poco conosciute dagli operatori sanitari e sottodiagn­osticate

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Aedes aegypti Il vettore principale della dengue è la zanzara

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