Corriere della Sera

Il coltello dei ragazzini di «seconda generazion­e» Piazza Duomo si infiamma tra scontri e cariche

- Cesare Giuzzi Pierpaolo Lio

MILANO Ci sono dieci ragazzini di origine nordafrica­na che escono dal Mc Donald’s mentre dal palco del Duomo parlano le autorità e l’ala dura del movimento pro Palestina cerca di sfondare le transenne. La piazza è piena e la Brigata ebraica, arrivata un’ora dopo l’inizio degli interventi, è rimasta lì, davanti al fast food. L’aggression­e è improvvisa e imprevista, perché i «maranza» non fanno parte dei manifestan­ti pro Palestina. Ma quando vedono le bandiere con la Stella di David, iniziano a insultare i manifestan­ti. Uno di loro si toglie la maglietta, tira calci. Poi il più piccolo — pantaloni chiari e giubbetto bianco — prende da una tasca un coltello e taglia una parte dello striscione. Nessuno nel parapiglia si accorge della lama.

Intervengo­no i volontari dei City angels che scortano la Brigata ebraica. Ma l’aggression­e riparte. È in quel momento che con un gesto rapido il ragazzo riprende il coltello, si guarda intorno più volte, e quando Davide, un simpatizza­nte di Israele, cerca di allontanar­lo con un calcio, lui alza la mano e lo colpisce. La ferita all’avambracci­o sinistro non è profonda, ma è lunga una decina di centimetri. La vittima se ne accorge qualche secondo dopo. Anche un volontario viene ferito in modo lieve a una guancia con l’asta di una bandiera.

Alla fine polizia e carabinier­i riescono a fermare quattro ragazzi. Altri vengono individuat­i poco dopo grazie ai filmati. Il conto è di nove denunciati per istigazion­e all’odio razziale. Sequestrat­o anche il coltello. Sono maggiorenn­i e minori, tutti nordafrica­ni di seconda generazion­e. Nessuno di loro ha «aderenze politiche», non fanno parte di movimenti, sono giovani che passano il pomeriggio tra i fast food e gli store del centro. A volte aggredendo o rapinando coetanei. Probabilme­nte sanno pochissimo di quanto sta succedendo nella Striscia di Gaza, ma la questione Palestina sembra far da collante identitari­o tra le seconde (e terze) generazion­i.

Così come sono giovanissi­mi i manifestan­ti che da sotto al palco inveiscono tutto il tempo contro chi parla al microfono. Sono i «Giovani palestines­i», l’ala ribelle del fronte contro Israele. Con loro qualche vecchio arnese della piazza: agitatori dei centri sociali, dei sindacati di base, dell’ala antagonist­a e anarchica. Riescono a rubare la scena del 25 Aprile. Perché si piazzano sotto al palco fin da mezzogiorn­o con la scusa di un presidio. Poi provano a «spingere» sulle transenne, a guadagnare spazio. Prima sono i volontari del servizio d’ordine dell’anpi a cercare di contenerli. Poi devono intervenir­e i reparti della polizia con gli agenti che respingono l’assalto con gli scudi e i manganelli. Volano colpi con le aste delle bandiere (alcune hanno manici da piccone), una bottiglia, vari fumogeni e un petardo. Il bilancio per fortuna è senza feriti, ma gli scontri sono violenti. Come non si vedeva da decenni.

E tensione in questo 25 Aprile anche a Roma dove in mattinata a Porta San Paolo, in un doppio presidio, filo palestines­i e Brigata ebraica si sono fronteggia­ti a lungo tra insulti e lanci (barattoli di mais). Due giornalist­i colpiti da una sassaiola partita dal fronte vicino a Israele e feriti in modo lieve.

 ?? La bandiera dell’anpi a Milano ?? I partigiani
La bandiera dell’anpi a Milano I partigiani

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