«Tutti questi giovani hanno assorbito odio I toni vanno abbassati»
Romano: l’escalation di linguaggio fa paura
MILANO «Quella coltellata al braccio di un ragazzo che sfilava con noi simboleggia la ferita a tutto il 25 Aprile».
Davide Romano, presidente del Museo della Brigata ebraica di Milano, festa rovinata?
«Sì, se consideriamo il perché eravamo in piazza. Abbiamo dovuto abbassare le bandiere ed entrare in Duomo senza vessilli perché ormai non eravamo più difendibili».
Alla vigilia del corteo si temevano scontri. E ci sono stati. Anche se solo alla fine, quando ormai lo spezzone del corteo in cui sfilavano la Brigata ebraica, alcuni politici, tra cui il segretario di Azione Carlo Calenda, membri della Comunità ebraica e simpatizzanti pro Israele era arrivato in piazza Duomo. Di fronte al Mcdonald’s, contro la Brigata ebraica, dove sfila anche il giornalista Klaus Davi, partono pugni, calci da una decina di ragazzi di seconda generazione filo palestinesi che trasforma le aste delle bandiere in bastoni, mentre in mano a uno di loro spunta un coltello.
Perché è successo?
«Non conosco palestinesi che davvero vogliano due popoli e due Stati. Ecco, per esempio (e Romano indica una manifestante che indossa una maglietta su cui è stampata una cartina geografica in cui Palestina e Israele sono uno stesso territorio colorato di rosso, nero, bianco e verde, ndr). E poi sono mesi che diciamo di abbassare i toni. Ci sono parole malate che portano a comportamenti malati. Bisogna fare una riflessione per placare gli animi. Questi ragazzi hanno assorbito odio. Ragioniamo sulle parole».
A cosa si riferisce in particolare?
«Per esempio ero d’accordo con l’ex presidente dell’anpi milanese Roberto Cenati (che si è dimesso, ndr) di non usare “genocidio” per quanto sta accadendo a Gaza. Questa escalation di linguaggio fa paura».
E invece vuole dire qualcosa al neo presidente Primo Minelli.
«Portare la Palestina nel 25 Aprile, se ci riferiamo alla storia, è sbagliato. Ma, come s’è visto, queste persone sono difficilmente gestibili. Attenzione a quali parti delle comunità si coinvolgono, perché non si può legittimare chi esce dalle regole».
Ci sono state nove denunce per istigazione all’odio razziale.
«Il 7 ottobre, con l’attacco di Hamas, abbiamo assistito a una “terza tappa estremista”, dopo Al Qaida e l’isis. S’è rotto un tabù: un via libera per attaccare gli ebrei. Siamo delusi. Lo scontro non va portato in Italia».
Non conosco palestinesi che davvero vogliano due popoli e due Stati Ragioniamo sulle parole: non dobbiamo usare “genocidio” per ciò che sta accadendo