Gli applausi al monologo di Scurati Sala sul palco attacca il premierato
Ovazione per lo scrittore, l’abbraccio con Schlein. Il sindaco: Milano barriera morale e politica
Trent’anni dopo il 25 Aprile 1994 in piazza Duomo contro il primo governo di Silvio Berlusconi, è ancora Milano la «barriera morale e politica contro cui si infrange ogni disegno equivoco sulla nostra democrazia». Ne è certo Beppe Sala, che sale sul palco allestito all’ombra della Madonnina con la fascia tricolore e insieme alla compagna Chiara Bazoli, con un garofano rosso in mano. L’affondo del sindaco contro la riforma del premierato di Giorgia Meloni è durissimo: «Siamo chiamati a difendere la Costituzione perché una volta di più esiste un progetto non per riformarla ma per stravolgerla. Non sta in piedi il premierato, fa presto a trasformarsi in una democrazia illiberale».
Per Sala è una «distorsione della nostra Costituzione nata dalle lotte partigiane» che «non può e non deve passare». Si infervora, Sala, sulla «professione di antifascismo» che Meloni non riesce a pronunciare: «È l’abc della democrazia. Invece sempre e solo silenzio imbarazzato e imbarazzante». Eppure, sottolinea alzando il tono della voce, «il fascismo è stato fino dall’origine un crimine prima ancora che una sciagura, diventata poi la piu grande tragedia vissuta dall’umanità nella sua alleanza con il nazismo. Ma perché una parte del governo non ha mai voluto chiarire questo equivoco di fondo?». Arriva a citare Antonio Gramsci quando diceva che «vivere significa partecipare e non essere indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita». Poi, il sindaco invita sul palco Antonio Scurati — arrivato spingendo il passeggino con il figlio — per leggere il suo monologo «censurato dalla Rai» su Giacomo Matteotti a cento anni dall’assassinio perpetrato dai fascisti. «Censurano uno scrittore e ottengono cento volte l’attenzione sul testo che volevano cancellare», rimarca Sala.
Scurati sale sul palco, in mano ha un foglio con il testo, nel golfino blu ha messo un garofano rosso che, entro la fine del monologo, avrà preso in mano, agitandolo come una bandiera. Del testo lo scrittore farà una sola variazione, verso la fine, quando dice, riferendosi a Giorgia Meloni, che «temo che oramai nemmeno questo 25 Aprile pronunci la parola antifascismo». Poi conclude: «Mentre vi parlo festeggiamo perché questa è la festa della Liberazione che è liberazione dal nazifascismo». La piazza esplode in un applauso che termina quando lo scrittore è già sceso dal palco e sta abbracciando la segretaria del Pd Elly Schlein, che si è staccata dallo spezzone del Pd — ancora in corteo — per portargli un saluto. «Forza, vai avanti», gli dice Schlein, mentre lui, stringendole la mano, le risponde: «È un piacere che ci incontriamo per la prima volta qui». La segretaria dem è arrivata in corteo intorno alle 14.15 accompagnata da due candidati alle Europee della circoscrizione del Nord Ovest (e che lei ha fortemente voluto in lista): Cecilia Strada e Alessandro Zan (in corsa anche nel Nord Est). «È una giornata in cui celebrare quell’italia che è stata dalla parte giusta della storia. È una giornata in cui va rinnovato l’impegno e la lotta per la difesa della nostra Costituzione e per la sua piena attuazione. È così che dobbiamo ricordare la resistenza che ci ha liberato dai nazifascisti», ha detto. L’alta tensione del corteo ha colpito anche il leader di Azione Carlo Calenda, in corteo con la Brigata ebraica: «Siamo stati insultati da manifestanti pro-palestina. Per fortuna abbiamo reagito con grande compostezza evitando le provocazioni. Un grazie ai City Angels di Milano che hanno scortato il corteo con grande professionalità».