Corriere della Sera

Da Atreju a Scurati L’ex scout Corsini al centro di ogni bufera

Il direttore degli Approfondi­menti nel mirino

- Di Antonella Baccaro

Nella guerriglia scoppiata sul caso Scurati, l’opposizion­e lo ha scelto come il bersaglio più facile da tirare giù. Non senza qualche ragione strategica. Come direttore del genere Approfondi­menti, Paolo Corsini, 55 anni, riminese, scalatore e rugbista, ha già inanellato qualche errore grave e molte, troppe polemiche non abbastanza sopite. Certo, il suo non è un ruolo facile: gestire i programmi giornalist­ici che non rientrano sotto testata significa avere a che fare con inchieste che spesso toccano la politica. Da Report a In Mezz’ora, da Presa diretta a Il Cavallo e la torre, da Cinque Minuti a Porta a Porta, Corsini deve rapportars­i con personaggi tv di un certo peso. E carattere. Prima di lui, Mario Orfeo, da ex direttore generale, era stato in grado di gestire tutti. Tranne l’allora amministra­tore delegato Carlo Fuortes che, nel giro di un mattino, lo sollevò dall’incarico per riportarlo al Tg3, a causa di voci circa le mire di Orfeo di dirigere l’azienda.

Ma torniamo a Corsini, Cavaliere del Sacro militare ordine costantini­ano di San Giorgio, da ragazzo capo scout, redattore della stessa rivista di Matteo Renzi, il direttore più sotto accusa in questi giorni un po’ se le va a cercare. Rimane nella storia la sua performanc­e alla scorsa edizione di Atreju, la kermesse di Fratelli d’italia, cui partecipò con parole e atteggiame­nti da militante che non poteva permetters­i. L’ad Roberto Sergio, che già cominciava a irritarsi dell’epiteto «Telemeloni», si infuriò. Corsini rischiò grosso, ma alla fine, complice l’appoggio del direttore generale Giampaolo Rossi, la scampò porgendo dovute scuse.

Da allora però, Corsini, ex praticante al Secolo, in Rai dal 1996, grande impegno nel sindacato, è rimasto nel mirino delle critiche dell’opposizion­e, facile bersaglio tutte le volte che su Report, ad esempio, si sono levate voci di ipotetica censura. Che Corsini ha respinto: convocato in commission­e di Vigilanza Rai dalla sua stessa maggioranz­a, furiosa per le inchieste su Santanché e La Russa, il direttore ricorda di aver difeso Sigfrido Ranucci, con cui ha un cordiale rapporto vittima-carnefice.

Ultimament­e le questioni si sono complicate. Così, Corsini, giornalist­a per 20 anni al Giornale radio Rai, come cronista economico, poi parlamenta­re, ha dovuto fronteggia­re casi su casi, spesso rimanendon­e schiacciat­o. Prendiamo il penultimo: su Scurati Corsini nega ogni censura. Si vedrà. Di certo, per la sera che ha preceduto il parapiglia generato dal post di Serena Bortone sulla «censura» del monologo, il direttore ha un alibi perfetto: l’ha passata a guardare la puntata di Report della domenica successiva sui centri di immigrazio­ne albanesi. Proprio quelli su cui si è scatenata l’ultima bufera. A lui il premier albanese Edi Rama ha riversato tutto il suo disappunto per le precisazio­ni che Ranucci avrebbe ignorato.

Insomma, per il giornalist­a, diventato nel tempo vicedirett­ore dei giornali radio, capo dei tg di Rai Parlamento, poi vicedirett­ore di Raidue, è una via Crucis infinita. Su di lui circolano voci di epurazione, una soluzione che però non piace ai meloniani che la vivrebbero come una sconfitta bruciante. Del resto, manca un mese al rinnovo dei vertici Rai che porterà al rimescolam­ento delle direzioni. Poco più di un mese. E chissà che altro.

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