«L’accordo sui migranti? Non scaricate su di me le polemiche di casa vostra»
Il premier albanese Rama contro Report: troppi stereotipi
Presidente Edi Rama, non ha cambiato idea dopo aver protestato con la Rai per la puntata di Report sul patto Italia-albania?
«Purtroppo non posso cancellare quella parola. Neanche l’intelligenza artificiale può trovarne un’altra che descriva meglio quella puntata. Tengo però a chiarire che io non ho protestato».
Ha telefonato a Corsini.
«Ho comunicato al servizio pubblico un fatto gravissimo, del quale altrimenti non sarebbe stato informato».
Le sembra giusto e normale che il premier di un altro Paese, per quanto amico, faccia pressioni sulla tv di Stato? I partiti che si oppongono al governo Meloni gridano allo scandalo.
«Prima di prendersela con la natura del mio intervento e gridare allo scandalo, i miei cari amici dell’opposizione in Italia dovrebbero interessarsi delle cause e cercare di capire che la dignità e la trasparenza sono importanti sia quando si parla del servizio pubblico italiano, sia quando si tratta delle istituzioni pubbliche albanesi e delle persone che le rappresentano. Io non ho né i mezzi, né l’intenzione di imporre alcunché agli affari interni del vostro Paese. Ho però il dovere di proteggere il mio dall’orribile stereotipo di un’altra era, creato dai media in Italia sull’albania e sugli albanesi».
Non è vero che i lavori per i centri di detenzione dei migranti sono in grave ritardo? E che i 650 milioni di spese previsti in cinque anni sono lievitati fino a un miliardo?
«Cosa c’entrano con noi tutte le polemiche di casa vostra su flussi, costi, appalti e così via? Niente. E cosa c’entra con il patto sui migranti il fatto che il segretario generale del governo albanese è stato un avvocato penalista in Italia, più di dieci anni fa? E per quale ragione incomprensibile si dovevano raccontare menzogne ed esportare calunnie dall’albania in Italia, per scagliarle come sassi contro le streghe agli occhi del pubblico di Report?».
L’ex avvocato penalista Enjell Agaci, che a suo tempo difese mafiosi e narcotrafficanti albanesi e che oggi è segretario generale del suo governo, è o no l’uomo chiave del protocollo?
«Contro Agaci c’è stato un accanimento irrazionale. Oltre il danno, la beffa. Dopo aver censurato il contraddittorio chiesto dal programma al segretario generale e da lui accolto, poiché ha risposto via mail, hanno continuato ad accusarlo di essersi rifiutato di rispondere. Era un rospo troppo grande per essere inghiottito in silenzio».
È per una forma di risarcimento che ha chiesto al conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, di poter replicare con un’intervista in diretta?
«Io non ho chiesto alcun risarcimento. Giovedì ho scambiato un amichevole messaggio con il conduttore Ranucci, dopo aver pubblicato su X la mia reazione a un suo intervento su una tv albanese. Forse finalmente potrò far valere le nostre ragioni nel suo programma, senza essere censurato».
A proposito, cosa pensa della censura Rai a Scurati?
«Non conosco i dettagli della vicenda».
I dettagli dell’accordo sulla deportazione dei migranti firmato con Meloni però dovrebbe conoscerli. Costerà un sacco di soldi e non risolverà nulla? Persino lei, presidente, ha ammesso di nutrire dubbi...
«Se non si hanno dubbi mentre si cerca di aprire pagine nuove di qualsiasi tipo, allora si vive a un passo dal fallimento, tutto qui».
Le opposizioni rimproverano a Meloni di guardare al modello Orbán, sul tema dei diritti civili e della libertà di informazione e stampa. Sbagliano, o c’è davvero da preoccuparsi?
«Come posso io dire chi ha ragione e chi ha torto, se per essere intervenuto civilmente su un gravissimo fatto di censura
La premier
Non ho chiamato la premier Meloni. Il mio Paese tirato in ballo per attaccare il suo governo
e disinformazione gratuita sulla pelle dell’albania mi son trovato in mezzo alla bufera italiana, dove la guerra politica non fa prigionieri?».
Lei ha assicurato di non aver chiamato la sua amica premier prima di telefonare al direttore Corsini. E dopo, ha parlato con Meloni? E cosa vi siete detti?
«Non ci ho parlato con Giorgia Meloni, perché la mia è una battaglia per la verità e la dignità dell’albania e degli albanesi. La vostra premier non c’entra, anche se il mio Paese è stato tirato in ballo come un obiettivo collaterale dell’assalto contro il suo governo».