Le sue vittime e le attiviste: «Un tradimento istituzionale»
Una decisione che è «un tradimento istituzionale»: così l’attrice Ashley Judd, tra le prime a portare alla luce gli abusi di Harvey Weinstein già nell’inchiesta-rivelazione del New York Times del 5 ottobre 2017 e tra le prime a commentare, ieri, la revoca in appello della condanna a 23 anni. «È così che una donna vive negli Stati Uniti. Vivi sapendo che l’accesso degli uomini al tuo corpo è garantito». Nella stessa conferenza stampa, indetta per l’occasione, ha commentato anche l’attivista Tarana Burke, inventrice dell’hashtag #metoo. Molte persone, ha detto, dopo la condanna di Weinstein nel 2020 hanno pensato che fosse cambiato il modo in cui la giustizia persegue e punisce i reati sessuali. «Questo momento ci fa pensare che invece abbiamo avuto torto». Molte delle attrici e delle donne famose coinvolte nelle denunce hanno parlato, ieri. Ambra Battilana, allora modella: «Se nel 2015 la magistratura avesse preso sul serio le mie denunce, non saremmo qui oggi. Il sistema giudiziario continua a non riuscire a garantire giustizia alle vittime di reati sessuali». Battilana aveva denunciato Weinstein nel 2015 con prove anche solide, ma la magistratura inquirente non vi aveva dato seguito. L’attrice Mira Sorvino — la cui carriera fu notoriamente danneggiata dal rifiuto delle avances di Weinstein — si dice «orripilata»: «Da quando i giudici non ammettono prove di un fatto reiterato, per dimostrarlo? Mi disgusta come il sistema favorisca i predatori e non le vittime». Il riferimento è alle motivazioni della revoca della condanna: le testimoni non erano tutte parti lese. Parlano anche varie associazioni di donne dello spettacolo o di vittime di violenza. La Model Alliance, che protegge i diritti delle giovani modelle nell’industria della moda, parla per bocca della sua cofondatrice Carré Otis: «Sono nauseata dalla decisione». I «Silence Breakers», un gruppo di vittime e testimoni che hanno denunciato pubblicamente Harvey Weinstein, a suo tempo, parlano di una decisione «profondamente ingiusta», che tuttavia non diminuisce l’importanza delle testimonianze. «Quest’uomo resta in carcere. E chi ha parlato ha cambiato il mondo».