Via libera ai cacciatori nella riserva naturale
Lazio, spari ai cinghiali sul Rufeno. La protesta di Brambilla: non accadeva da 70 anni
Da decenni gli spari delle doppiette non violavano il silenzio di Monte Rufeno, riserva regionale di circa tremila ettari nella Tuscia, quasi interamente ricoperta di boschi. È una delle zone protette del Lazio, attraversata da un’unica strada, punteggiata da 34 casali abitati da contadini e nient’altro.
Dal 6 febbraio la caccia è tornata, reintrodotta da una delibera del Comune di Acquapendente, l’ente gestore, in attuazione di una legge regionale del 2022 «finalizzata al contenimento della peste suina», la malattia virale di suini e cinghiali. In quell’area ne dovranno essere abbattuti 70. Un’associazione animalista locale era già insorta, ora parte un’iniziativa più forte. Un’interrogazione depositata due giorni fa da Michela Vittoria Brambilla (Noi Moderati). La presidente dell’intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la tutela dell’ambiente chiede ai ministri di Ambiente e Salute «se non ritengano opportuno intervenire per evitare che si torni a cacciare per mesi in un territorio libero dagli spari da 70 anni». In questo modo si arreca disturbo «all’inestimabile patrimonio faunistico della riserva» e si mette a rischio la sicurezza dei numerosissimi visitatori, 20 mila all’anno. L’ordinanza comunale vieta infatti dalle 7 alle 19 a auto e pedoni l’accesso alle 4 aree individuate per l’abbattimento selettivo «in forma girata». Termine tecnico che obbliga i cacciatori a restarsene fermi nel posto individuato in attesa che i cani, adeguatamente addestrati, inducano i cinghiali ad andare incontro ai fucili. Una «vera battuta», secondo la parlamentare.
Acquapendente è il primo Comune a essere passato ai fatti «e altri ci seguiranno», ha affermato la sindaca Alessandra Terrosi nel presentare la disposizione a febbraio.
Nell’interrogazione Brambilla spiega che la riserva incorpora ben sette siti Natura 2000: cinque zone speciali di conservazione, con le caratteristiche indicate dalla Direttiva Habitat dell’ue, più due zone di protezione speciale europea degli uccelli. La deputata ricorda che «tutte le altre aree protette del Lazio aderenti alla strategia per il contenimento del cinghiale, circa 15, hanno scelto la forma delle catture». A Monte Rufeno saranno consentiti due giorni di spari al mese, al di fuori dei periodi indicati dal calendario venatorio. Con il rischio di un effetto negativo sulle prenotazioni per l’estate.