Primo giorno con il ticket Venezia, pagano in 15 mila
Ieri l’esordio, corteo e tensioni. Il sindaco: la gente ha capito
«Voucher grazie, forza coi vaucher», ripete mille volte lo steward piazzato di fronte alla stazione a un passo dal Canal Grande. Deve vedersela con il variegato popolo di turisti e residenti che attraversa il suo varco. C’è l’americano in ciabatte: «What’s this?». «Devi pagare il ticket, pay pay, there, lì lì», lo indirizza alla neonata biglietteria dedicata al contributo d’accesso. C’è il veneziano impaziente: «‘ndemo vecio che abito in campo». «Passa dai». Ci sono i milanesi Paola e Fabio che hanno provveduto per tempo, «abbiamo pagato online ieri, molto semplice», e subito dietro una tenera signora dai capelli argentati che allarga le braccia: «Mi scusi tanto giovane ma io non ho capito cosa devo fare», sussurra a chi le chiede il codice Qr.
Venezia si sveglia così questo 25 aprile che verrà consegnato alla storia come il giorno in cui la città più bella e fragile del mondo è diventata a pagamento. «Bisognava fare qualcosa per regolare il turismo perché il gioiello va preservato», ribadisce il sindaco Luigi Brugnaro che ha fortemente voluto le nuove misure di contenimento dei flussi ed è venuto a vedere come sta andando. «Veniceland! Prima città del mondo in vendita», urlano poco più in là i no-ticket, circa 300 manifestanti che prima fermano il traffico, poi tentano di forzare un blocco della polizia e infine si snodano in un corteo per calli e campielli invocando politiche per la casa e libertà di movimento. «La mia maggior soddisfazione è stata vedere i turisti sventolare il qr code avvicinandosi ai varchi, quelli sì hanno capito», tira dritto Brugnaro. «Non venderà la città per farsi il bosco dello sport, Venezia è libera», mordono gli altri.
L’esercito di pettorine
Un botta e risposta a distanza, mentre il cielo si fa azzurro e la Venezia del ticket si scopre divisa per categorie. Ci sono i «veneziani residenti o nativi», i «veneti non veneziani», gli «esterni», i «soggiornanti», i «lavoratori», gli «studenti». I primi possono limitarsi a mostrare la carta d’identità, i secondi devono pagare il ticket, gli altri hanno l’obbligo di esibire il qr code. A controllare il tutto c’è un piccolo e inedito esercito messo in campo dall’amministrazione comunale: 150 fra hostess, steward, verificatori e, un passo dietro, una trentina di agenti della polizia locale agli ordini del risoluto comandante Marco Agostini detto lo Sceriffo e del suo vice Gianni Franzoi che ieri è sceso in campo con un motto: «Tolleranza e poche sanzioni». Per molti uno scampato pericolo perché poteva esserci la stangata: fino a 300 euro per chi non è in regola. Ai turisti che non erano a conoscenza della misura si sono aggiunti alcuni gruppi di veneziani che non intendevano tirar fuori la carta d’identità. «Non è possibile essere costretti a mostrarla per andare in giro nella nostra città», si scalda Monica Coin che vive in centro storico e sventola l’articolo 16 della Costituzione: «Ogni cittadino può circolare liberamente …».
Cacciari critico
Echeggiano le parole di Massimo Cacciari: «Tutto illegittimo e incostituzionale... invito a non pagare». Sulla stessa lunghezza d’onda Michela Siega del circolo Arci di Cannareggio, una pensionata giunta al varco con una decine di amiche: «È un grande disagio per noi anziani che dobbiamo registrare online chi ci viene a trovare». C’è anche chi è d’accordo: «Finalmente un po’ di regole, non se ne può più di gente che bivacca sui ponti», è soddisfatto l’albergatore della Lista di Spagna. La categoria più coccolata è infatti quella dei soggiornanti, che non pagano il ticket perché già versano la tassa di soggiorno. La più invisa, gli escursionisti giornalieri. «Noi lottiamo per disincentivare questo turismo», sottolinea chi sta vicino al sindaco. «Appunto, sarà la Venezia dei ricchi», replicano i contestatori.
La sala
Nel frattempo nella Control room, la sentinella che vigila sulla città con 700 telecamere, si tirano le fila della giornata campale: 113 mila persone registrate, 15.700 i paganti. Il sistema funziona? «Per misurare l’effetto di dissuasione ci vuole ancora qualche giorno. Il 25 aprile del 2023 avevamo avuto 165 mila presenze — ricorda Marco Bettini, il regista tecnico del cervellone —. Al dato di oggi vanno però aggiunti i residenti che non si sono registrati. Io penso che saremo arrivati a 250-260 mila presenze. La soglia di stress è 270 mila. Ci siamo andati vicino».