Corriere della Sera

Pasto servito in auto La nuova solitudine

- Di Massimo Gaggi

C’era una volta l’era dei drive-in: nell’italia che risorgeva dalle distruzion­i della guerra mondiale famiglie stipate nelle loro Seicento vedevano l’america ricca che andava al cinema restando sui sedili grossi come divani di auto immense. Mentre noi, un po’ invidiosi, portavamo Drive-in sullo schermo come trasmissio­ne di varietà, gli americani andavano oltre: dalla ristorazio­ne drive through fino al matrimonio celebrato senza scendere dall’auto, inaugurato nel 1991 a Las Vegas dalla Little White Wedding Chapel. Poi la marcia indietro, almeno per la ristorazio­ne: negli anni Novanta Minneapoli­s fu la prima a vietare i drive through, sostenendo che il fast food, già di per sé poco sano, ipercalori­co, diventava un incentivo all’obesità se consumato incollati sul sedile dell’auto dopo la consegna attraverso una finestra in stile casello autostrada­le. Seguirono molte altre città: divieti motivati anche con problemi d’inquinamen­to e di sicurezza (pedoni investiti dai veicoli in fila). Pressoché scomparso 15 anni fa, il drive through è riesploso in tempi recenti in tutta l’america (salvo il centro di poche metropoli come New York o Boston). Ovunque spuntano fast food circondati da due o addirittur­a quattro corsie per ottenere la razione quotidiana di hamburger, patatine e caffè senza dover fare nemmeno un passo. Il 40 per cento del fatturato di Mcdonald’s viene, ormai, da ordinazion­i fatte dai clienti per via digitale. Alla ricerca di spazi per le corsie dedicate alle auto, molti ristoranti hanno ridotto quelli della dining room. A settembre in Texas Mcdonald’s ha inaugurato il primo punto di ristoro senza tavoli e posti a sedere. Il detonatore è stato la pandemia. Ma, cessato l’allarme sanitario, la tendenza è rimasta. Ci sono lavoratori che non cucinano: più comodo e rapido prendere la cena in un drive through tornando a casa mentre molti ragazzi single vivono con un cane che non può entrare in un ristorante. Ma per gli psicologi è soprattutt­o diminuita la tolleranza della gente per l’interazion­e col prossimo: è la dimensione alimentare dell’era della solitudine digitale. Così le 19 maggiori catene di ristorazio­ne, da Taco Bell a Panera, passando per Burger King, Chipotle e Kentucky Fried Chicken, stanno ridisegnan­do i loro nuovi punti di ristoro: la sala ristorante si riduce o addirittur­a sparisce, insieme ai giochi per i bimbi.

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