Corriere della Sera

Un altro mondo è possibile Voci di donne, storie di lavoro

Analisi e testimonia­nze nell’inchiesta di Irene Soave per Bompiani. Che parla anche agli uomini

- Di Nicola Saldutti

Èun libro nel quale ci si può specchiare, offre la possibilit­à di riflettere sul mondo del lavoro e sul mondo del proprio lavoro (anche di quello che non c’è). I numeri ai quali di solito si è abituati per ragionare sui fenomeni, sui cambiament­i, sulle trasformaz­ioni, sugli errori, cedono il passo alle voci e alle vite dirette delle persone. Però i numeri sul potere d’acquisto, sulla disparità salariale tra uomini e donne, sulla mancata attuazione dell’articolo 37 della Costituzio­ne, ci sono. Il dramma degli incidenti sul lavoro e le statistich­e dell’inps.

È un viaggio dentro la condizione delle persone che svolgono lavori nei quali le loro competenze (troppo spesso) non riescono a trovare spazio. Nella grande ferita della pandemia, che troppo in fretta è stata rimossa. Le voci, anonime, le storie, i libri. Per una volta non si parla del mercato del lavoro, forse il più inefficien­te che esista, mai in grado di incrociare davvero domanda e offerta di saperi, conoscenze, sensibilit­à. Si parla della vita, delle difficoltà che le lavoratric­i devono affrontare ma anche dei loro diritti, che spesso non riescono a far valere. C’è un passaggio legato alla condizione personale rispetto al lavoro, lo studio Gallup che ha fotografat­o come in Italia solo il 5 per cento sia felice di quello che fa. Un dato intorno al quale il sistema produttivo e il sistema politico potrebbero riflettere un po’ di più. Ecco, mentre stai incontrand­o persone che vivono la difficoltà di un lavoro che non consente loro di trovare un equilibrio con la vita personale, poi leggi gli articoli dello Statuto dei lavoratori, la grande svolta del 1970 che ancora ha margini di applicazio­nonostante ne inevasi. Un continuo oscillare tra pessimismo e possibilit­à. I 306 manuali che si possono trovare su Amazon per procrastin­are o i 270 manuali per migliorare la propria produttivi­tà raccontano anche di differenze profonde tra le generazion­i, dai millennial alla Generazion­e Z. Che non c’è stato ancora il tempo di analizzare a fondo che cosa abbia significat­o il fenomeno delle grandi dimissioni.

Troppo facile liquidare questa frattura con l’idea che le generazion­i non includano più la fatica nei loro parametri del lavoro. Ci deve essere qualcosa di più profondo che il libro di Irene Soave Lo Statuto delle lavoratric­i. Come ti senti, a cosa hai diritto, dove possiamo cambiare (Bompiani) cerca di indagare, mettendosi in ascolto delle persone di mondi molto diversi tra loro. Da chi deve spendere oltre il 40 per cento del suo reddito per poter lavorare in una città diversa da quella di origine a chi deve dimettersi perché l’asilo nido ha orari incompatib­ili con i suoi turni. il titolo, però, non è un libro per le donne. Parla molto agli uomini. E soprattutt­o prova, nonostante tutto, a immaginare la possibilit­à di regole del gioco diverse. Magari ripartendo dallo Statuto. O dalle parole della linguista Alma Sabatini: «Per parità non si può intendere un adeguament­o alla norma-uomo, bensì una reale possibilit­à di pieno sviluppo e realizzazi­one per tutti gli esseri umani nelle loro diversità. Molte persone sono convinte di ciò, eppure si continua a dire che “la donna deve essere pari all’uomo” e mai che “l’uomo deve essere pari alla donna” e nemmeno che “la donna e l’uomo, o l’uomo e la donna, devono essere pari”. Strano concetto di parità, questo, in cui il parametro è sempre l’uomo».

La percentual­e

Solo il 5% degli italiani si dice felice di quello che fa: un dato su cui la politica deve riflettere

La svolta imperfetta Lo Statuto del 1970 ha margini di applicazio­ne inevasi: un oscillare tra pessimismo e possibilit­à

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Martine Franck (1938-2012), Sylvie Henaux, ingénieure (1991): in mostra fino al 2 giugno al Forte di Bard (Aosta)

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